Violamania: adesso il fallimento è totale. Terzo anno senza Europa, la Fiorentina ripartirà davvero?
La guida tecnica è stata cambiata. Pioli è stato messo in discussione, all'angolo come uomo, e lui ha voltato le spalle a coloro che hanno provato a creare un capro espiatorio. Lui non c'è stato, ha azionato il cervello, ribaltando la situazione. La piazza ha compreso, esponendo uno striscione inequivocabile: «Pioli uno di noi». A Montella non si poteva chiedere di più: in due settimane ha provato a rimettere a posto qualcosa, chiudere il cerchio e compattare l'ambiente. Era difficile, non impossibile, ma l'eliminazione è contemplabile. Sì, l'allenatore conta, ma quando il materiale tecnico ha poco valore, i miracoli non si possono compiere.
Il mercato è stato sbagliato. Il bilancio è in rosso e il campo non ha risposto. Una formazione di future plusvalenze può appigliarsi solo alla scusa di essere la squadra più giovane d'Europa. Che non per forza è un alibi: Lafont, dopo le grandi premesse in ritiro, si è spento; Biraghi e Milenkovic sono involuti; Benassi, tolti i gol, anche; commentare la stagione di Gerson è come sparare sulla Croce Rossa; Simeone, diciotto milioni di euro; la mancanza di alternative. Eccetera, eccetera. I nodi sono venuti al pettine da varie settimane, ma l'autocritica della società, come sempre, è rimasta nel cassetto insieme a una rivoluzione necessaria per guardare avanti. A patto che ci sia la volontà di farlo.