Violamania:| Quaranta punti, e poi...
Un anno fa di questi tempi, a commento del mercato che lui stesso aveva realizzato, quel 'furbacchione' di Pantaleo Corvino disse - anche per pararsi le spalle da critiche ed eventuali difficoltà che la Fiorentina avrebbe incontrato - che la stagione che stava per iniziare sarebbe potuta diventare 'pericolosa'. Un po' come se il genitore di un bambino diabetico, per far saziare il proprio pargolo affamato, lo portasse davanti alla porta di una pasticceria, e prima di entrare gli dicesse: 'Fai attenzione che, qualsiasi cosa mangi, poi ti sentirai male'. Quasi dodici mesi dopo, e con la volontà del club di rendere la società 'più leggera' in termini di monte ingaggi, ma soprattutto di 'rientrare' degli investimenti fatti nelle ultime stagioni (il tutto condito con l'alibi del fair play finanziario in arrivo), si è assistiti ad una rivoluzione solo parziale del parco giocatori, con il mancato rinnovo dei migliori per rendimento della passata stagione, dando fiducia anche a quei giovani che non un solo passo avanti hanno dimostrato nel campionato scorso, e con qualche acquisto funzionale (si dice) alle esigenze del tecnico.
Dopo un mercato rallentato all'inverosimile, frutto di una mancata programmazione, in cui molto si è regalato e altrettanto si è deciso di svendere, in cui le minusvalenze l'hanno fatta da padrone - leggasi il caso D'Agostino -, la Fiorentina si presenta ai nastri di partenza del campionato con tante, troppe incognite, che infatti hanno spaventato i tifosi gigliati, da sempre abbonati in numero cospicuo, anche negli anni di calciomercato in tono minore, ma quest'anno diffidenti soprattutto dopo la presentazione di un 'patto' con la città proposto dal club, e che sembra aver trovato al momento pochi adepti (basta pensare ai pochi spettatori previsti al 'Franchi' per i match interni). Al termine di un'estate contrassegnata dai veleni - dalla discussione telematica fra il nuovo responsabile della comunicazione Teotino e l'ex bandiera Giancarlo Antognoni, passando per dirigenti che hanno etichettato quei pochi supporters contestatori rumorosi come 'codardi', 'pseudo tifosi' o 'rompiballe' - e da episodi grotteschi, come l'attenzione mediatica spropositata per un paio di occhiali scomparsi in sala stampa, la squadra viola pare un'accozzaglia di buoni propositi, ma anche un misto di giocatori di media levatura, su cui si gioca tutto il proprio futuro il d.s. Corvino, che ha lavorato in acque non semplici, un po' per sue 'colpe' passate - rapporti con procuratori e società deteriorati -, un po' per l'ostracismo dei vertici del club, che gli hanno tagliato fondi e fiducia.
L'aspetto che più pesa è che, mai come stavolta, la Fiorentina dovrà giocare anche contro se stessa, perché non avrà al proprio fianco il popolo viola che anche negli anni più difficili ha avuto sempre avuto al suo fianco. La società sembra si sia mossa quasi a dispetto contro il volere della maggioranza del tifo. Non volete più Mihajlovic? Confermato. Premete per una proprietà più presente? I Della Valle assenti da mesi da Firenze. Volete solo giocatori motivati? Sono restati solo quelli che non hanno ricevuto offerte adeguate. Insomma, una rivoluzione a metà, rischiosa per aprire un nuovo ciclo. Ecco perché in questo clima, al momento, di veleni e nevrosi, meglio partire con obiettivi di basso profilo in campionato: fare quaranta punti e poi pensare ad altro. Certamente la Fiorentina non ha una rosa che può lottare solo per la salvezza, ma neanche con certezza per il traguardo fissato dalla proprietà, ovvero fra il quarto e l'ottavo posto, che poi vuol dire tutto e niente ed è una prospettiva che eccita il tifoso gigliato meno di un pezzo dei Gazosa. Meglio 'volare bassi', auspicare che il tecnico sappia finalmente produrre un po' di calcio, dopo un anno in cui si è nascosto dietro infortuni e fattori esterni, e che il club dia più ascolto a uomini di pallone come Vincenzo Guerini - ottimo il suo innesto- e meno a intermediari e procuratori 'amici' che nell'ultimo anno e mezzo l'hanno fatta da padrone. Sarebbe bello che, più che i risultati in classifica, il club riconquistasse l'affetto della piazza, e che il 'Franchi' tornasse a colorarsi come ai tempi in cui c'era voglia di fare calcio. Perché a Firenze, lo dimostra la storia, basta davvero poco per tornare ad innamorarsi.