Vialli è un toro nell’arena: il cancro non gli farà gettare la spugna
Fernando Pernambuco
Nel triste “arrivederci” alla Nazionale Vialli, come sempre, lascia la porta aperta. Pensa dì tornare presto. Lui è fatto così. È sempre stato così: sul campo, negli studi televisivi, nelle interviste. Un ragazzo maturo, che bada al sodo con un sorriso luminoso. Il suo calcio, come la sua vita, almeno quella pubblica che ci è concesso di vedere, si situano tra determinazione e concentrazione. Ma, insieme all’innegabile volontà’ si è sempre sprigionata in lui una travolgente spontaneità’. E’ stato un calciatore agile e potente, talvolta esplosivo. Un attaccante coraggioso che sembrava ancora pieno di energia a fine partita. Rientrava negli spogliatoi pronto a riuscire fuori, come un toro nell’arena, per un terzo tempo immaginario. Così è apparso e appare ancor oggi. Dopo la parentesi inglese, la televisione, la collaborazione con l’amico di sempre, Mancini (che coppia nella Samp, un alchimia portentosa di tecnica e potenza), questo terzo tempo s’e’ fatto minacciosamente concreto. Combattuto e respinto a lungo con una forza e un’abnegazione simili al suo modo di essere in campo, si riaffaccia dopo 5 anni con lo stesso male. Il cancro non gli farà gettare la spugna e mollare. Non è da lui. Non sarebbe Gianluca Vialli.