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Viaggio nella crisi del Belgio: i limiti di Wilmots e la necessità di un Conte
È il ct "de la Belgique" il principale colpevole della debacle di ieri sera, le sue giustificazioni in conferenza stampa ("L'Italia non ha fatto nulla per 30 minuti. Difficile giocare contro 10 difensori") non hanno fatto altro che aumentare le tensioni. Come è possibile che la guida di una delle squadre favorite di questo Europeo non sappia quale sia l'identità, tutta difesa e contropiede, dell'Italia? Invece di ammettere i suoi errori, tra i quali l'incapacità di trovare soluzioni offensive e di sfruttare l'arsenale a sua disposizione, Wilmots ha scelto di sminuire il lavoro fatto dagli Azzurri, non accettando di aver preso una lezione da Conte. La sua breve carriera in politica evidentemente gli ha insegnato a dare la colpa sempre agli altri.
Il Belgio è mancato in molti aspetti, dalla fase di non possesso al pressing, fino alla capacità di sviluppare il gioco sugli esterni. Con Mertens in campo la musica è cambiata, ma non ci voleva un genio per capire che, davanti a un muro difensivo, chi salta l'uomo e crea la superiorità numerica fa la differenza. Ergo, forse bisognava inserirlo prima. Il Belgio è stato pericolo solo con una ripartenza veloce nata da un errore di Darmian e con i palloni alti per i centimetri di Fellaini, Origi o Lulaku. Stop. Troppo poco per un'armata che può contare su gente del calibro di Hazard e de Bruyne.
Anche su questo aspetto fioccano i quesiti. Quella che tutti chiamano generazione d'oro lo è davvero? Hazard è capitano ma non è leader, de Bruyne ha delle preoccupanti pause, Witsel sembra possa giocare solo da mezzala. Aspetti da considerare, ma sì, è una generazione dorata. Una partita non può cancellare quello è il Belgio ha fatto negli ultimi anni come movimento calcistico e in termini di risultati. L'orchestra è di qualità, per vincere forse bisogna solo cambiare il direttore.