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    Verona, Zanetti: "In ritiro confronti accesi, ma al massimo uno spintone". Poi lo sfogo: "I miei figli chiedono dov'è papà"

    Verona, Zanetti: "In ritiro confronti accesi, ma al massimo uno spintone". Poi lo sfogo: "I miei figli chiedono dov'è papà"

    Paolo Zanetti, tecnico del Verona, ha affrontato una delicatissima conferenza stampa in vista della trasferta di Cagliari, cruciale nell'economia del campionato visto anche il momento che stanno vivendo i gialloblù, in ritiro dopo il pesantissimo 0-5 subito dall'Inter. Quella degli scaligeri è la peggiore difesa del campionato e dopo un inizio incoraggiante i punti cominciano ad essere pochi. 

    "L’unica cosa che conta è la partita di Cagliari, normale che quello che è successo ha scosso tutti. Questo deve farci tirare in più qualcosa nel futuro. Questa situazione ci ha tolto tante cose, siamo andati in ritiro per guardarci dentro e tirare via le scorie che può lasciare questa partita. Abbiamo ancora tutte le possibilità di giocarci un buon campionato se dimostriamo di non essere questi e facendo in modo che non accada mai più".

    PRETENDERE DI PIU' - "A me stesso chiedo sempre di più, la faccia ce la metterò sempre perché sono così, a volte esponendomi anche troppo. Chiedo a me stesso di dare il massimo, senza avere rimpianti. Chi lavora sbaglia, io vado in difficoltà quando ho la percezione di non aver dato il massimo. Con i giocatori dobbiamo ragionare sul dare più del 100%".

    RITIRO - "Se il ritiro sarà servito o meno, lo sapremo venerdì. Contano i risultati e i fatti, cosa che stiamo facendo poco. Ci siamo tolti tutto della nostra vita privata per il bene dell’Hellas, i confronti ci sono stati, non è morto nessuno, sono cose normali che accadono se c’è del fuoco dentro e la voglia di ribaltare questa situazione in campo. Punizione è una parola sbagliata, ma abbiamo deciso di usare tutto il nostro tempo il Verona".

    SCELTE - "Si riparte da zero in questo momento, la valutazione della settimana è determinante. Non tutti prendono il ritiro nello stesso modo, gli stranieri per esempio non sono abituati e ho dovuto spiegarglielo. Metterò in campo chi a cuore le sorti del club. Lambourde come altri ragazzi giovani ha qualità, ma serve il contesto giusto. Devo tutelarlo perché se poi non tocca un pallone dite che è scarso, invece è un patrimonio della società. Abbiamo intorno del talento da tirar fuori, ma serve la squadra, non il peso della responsabilità. Sfido chiunque a dire che Belahyane sarebbe diventato questo, con Dani Silva che gioca sempre bene».

    IN AFFANNO - "L’acqua alla gola non è per la posizione in classifica, a volte ci dimentichiamo del nostro obiettivo e delle squadre che abbiamo sotto, i problemi li ha il Verona, ma anche gli altri. Ad oggi siamo dentro l’obiettivo. Il messaggio che dobbiamo dare è che dobbiamo morire sul campo, poi si può perdere con l’Inter o nell’Atalanta, però va fatto dando un’impressione diversa. Questa piazza ha nel DNA il non mollare mai, lo avete già passato l’anno scorso, con una situazione di classifica peggiore. Oggi ci sentiamo scarsi e inadeguati, come se l’Hellas fosse retrocesso oggi. Però abbiamo ancora tutte le carte in regola per fare il nostro campionato. Non ci siamo mai nascosti dietro ai numeri, non fa parte della mentalità del club e dell’allenatore. Deve essere la base quotidiana di un gruppo con alti e bassi, anche provando qualsiasi cosa. Anche adesso una reazione ci deve essere. Altrimenti cercheremo altre chiavi".

    LO SFOGO - "I giocatori non mi tradiscono quando non seguono le indicazioni, hanno un’interpretazione individuale di quel momento che porta a subire il gol contro l’Inter, come il fuorigioco contro l’Inter. I giocatori non vanno in campo senza sapere cose fare, semplicemente serve essere concentrati fino alla fine e fare le cose che si provano in settimana. Io non colpevolizzo nessuno, i giocatori sono tutti con me, altrimenti non sarei qui. Toglietevi dalla testa che i giocatori sono contro di me o il club, bisogna essere concentrati e prepararsi meglio, il ritiro ci aiuta in questo. Questa avventura deve essere al primo posto nella nostra vita, anche trascurando gli affetti. Io non sono ancora tornato a casa, ho due bimbi piccoli che chiedono dove sono a mia moglie. Io non ho paura, faccio il massimo per fare il massimo, ma ho bisogno della squadra. Deve essere un pensiero nel cuore e nella mente dei giocatori. Siamo arrivati a farci prendere per il culo dai nostri tifosi, per me si può stare in ritiro fino a giugno. Questa è la realtà delle cose e nonostante questo il Verona oggi è salvo, non dobbiamo pensare di essere ultimi in classifica. Senza i fatti però tutto finisce. Un ultras direbbe questo, ok la tattica e tutto, ma bisogna tirare fuori i coglioni. Ma non devono dircelo gli altri, siamo professionisti. La testa del colore giusto, deve essere gialloblù. Dobbiamo portare la gente dalla nostra parte, altrimenti non si fa niente. Devo sentire l’appartenenza, ma siamo stati indifendibili perché le reazioni non ci sono state".

    ALTA TENSIONE - "In ritiro c’è stato un confronto accesso, ma non troverai nessuno senza denti o tumefatto. Ci sarà stato uno spintone, significa che qualcosa abbiamo dentro. Ma assicuro che non è successo niente di grave. La squadra si deve appoggiare alla vecchia guardia. In ritiro questo l’ho visto e ho visto la voglia di provare a cambiare. Non c’è niente di grave, nessuno si odia, bisogna solo alzare mentalità e darsi una mano sul campo e non a parole. Serve gestire l’entusiasmo e non sbragare".

    PRESUNZIONE - "Aver raggiunto subito un certo tipo di classifica subito non ci ha fatto mantenere la soglia della paura alta e positiva. Se iniziamo a ragionare che se corriamo di meno e con la tecnica vinciamo le partite, non abbiamo possibilità. Noi siamo tre le squadre con più gol con i subentrati, è un dato importante per il gruppo, abbiamo segnato con più di dieci giocatori diversi. Ma non basta se non abbiamo una mentalità giusta. Non è una presunzione conscia, ma inconscia".

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