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Veron: 'Maradona mi parlava della Sampdoria. Ritorno? Non chiudo la porta'
Tanti i ricordi per la Bruja: "Ho vissuto due anni incredibili lì, specialmente il primo perché per me si trattava di un campionato diverso. Ho tenuto duro, grazie anche ai miei compagni. Ho trovato una società solida e una squadra forte, perfetta per la mia crescita. Il più bello? Ne ho tanti. Se devo dirne uno, lo stadio. Quello dell’Estudiantes, che abbiamo inaugurato da poco, è molto simile. Avevamo il campo in terra battuta e per non rovinare il campo principale in erba, quando pioveva, ci allenavamo lì. Il gol al Perugia è stato uno dei primi, bellissimo. Se lo riprovo dieci volte, la palla finisce sempre in curva… Con Mihajlovic provavamo lo schema in allenamento, in quell’occasione ho visto arrivare la palla: o stoppavo o calciavo. Io ci ho provato e la palla è finita sotto l’incrocio. Ho un ricordo bellissimo dei tifosi e della città. Spero sia lo stesso per loro. La maglia è fantastica. In Argentina c’è molta gente che tifa Sampdoria, addirittura un cuoco famoso".
A Genova, Veron incontrò anche Mancini: "Ho la sua maglia, gliela chiesi a San Siro. Per me Roberto è stato un fratello. Era un rompipalle in allenamento, ora l’età lo ha calmato. Era meglio evitare di allenarsi con lui (ride, ndr). Per me è stato un esempio: sempre concentrato, non mollava mai di un centimetro. Allenatori? Dico sempre che per fare il tecnico bisogna avere il carisma di Boskov e la pazienza di Eriksson. Boskov aveva personalità, era sempre lucido e diretto. E poi aveva un rapporto particolare con la Sampdoria. Eriksson mi ha dato fiducia all’inizio: era rilassato, non alzava mai la voce. I miei primi passi in nazionale li ho mossi grazie alla Sampdoria. È stata un’emozione forte, è stato uno dei periodi più belli della mia carriera da calciatore. Poi ho trovato lo spazio per affermarmi. Cosa direi ad un giovane argentino? Non è facile integrarsi, anche se con i social puoi restare in contatto con amici e parenti. Bisogna avere pazienza e imparare subito la cultura del paese. Conoscere la città e i tifosi. Io quando sono arrivato non avevo nessun compagno con cui parlare lo spagnolo e ho dovuto apprendere la lingua italiana".
Per quanto riguarda il futuro, Veron non esclude una nuova esperienza a Genova: "Sono molto legato ai blucerchiati. Se ci fosse un progetto in futuro, valuteremo. Non si sa mai, tengo aperta le porta. Oggi non riesco a seguirla tantissimo. All’inizio della stagione ha trovato difficoltà, ora invece ha ritrovato equilibrio con Ranieri. Spero possa finire il campionato e salvarsi" conclude.