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    Ventura: 'L'Italia può vincere. Balotelli? Se va in discoteca fino alle 5...'

    Ventura: 'L'Italia può vincere. Balotelli? Se va in discoteca fino alle 5...'

    Giampiero Ventura, commissario tecnico della Nazionale, ha parlato a Repubblica in vista del doppio impegno dell'Italia, contro Albania e Olanda: "La gente mi ferma per strada e mi sprona: continua con i giovani, non ti preoccupare. Alle difficoltà sono abituato. Portai il Lecce dalla C alla A, il Cagliari in A dal disastro, il Torino in Europa in 3 anni. Era la stagione peggiore in cui prendere la Nazionale, ma mi sento nella mia normalità. Venerdì c’è l’Albania di De Biasi. La vittoria diventerebbe più importante, se la Spagna perdesse punti con Israele. Se Tavecchio mi proponesse di diventare direttore tecnico? Aspettiamo, verifichiamo. Da parte mia c’è disponibilità a 360 gradi. La presenza del dt accelera la crescita del gruppo. Ma la decisione spetta solo al presidente. Perché non mi limito a fare il ct? Bisogna agire, niente routine. Era fondamentale incontrare tutta la Serie A, e non per cortesia. Col porta a porta ho spiegato ai presidenti i vantaggi degli stage: per Nazionale, club e giocatori. Tornata la Sperimentale come con Bearzot? D’accordo che non sono di primo pelo, ma il mio riferimento è Lippi, tournée americana 2005. Convocò sei futuri campioni del mondo: Grosso, Toni, Iaquinta, Barzagli, Oddo e Peruzzi. Più Chiellini. Lippi mio sponsor? Ero in macchina con mia moglie, quando mi telefonò. Marcello è mio amico da 50 anni, dalle giovanili della Samp. Sono stato suo compagno di camera e l’ho pure allenato, da giovane secondo alla Samp. Abbiamo spesso condiviso le idee, però mi ha colto di sorpresa. Organizzare un'amichevole Italia-Cina? Suggestioni a parte, le amichevoli servono per costruire la squadra, preferibilmente contro le medio-piccole. In Italia, se perdi una partita, ti crocifiggono sulla pubblica piazza. Io, dopo Francia e Germania, mi beccherò Olanda e Uruguay, manca solo il Brasile. In campo i giovani possono perdere la bussola".

    DAI GIOVANI A BELOTTI - "Mi sono documentato: il modello è la Germania. Dopo la batosta del 2006, ottenne dai club che, per alcune ore al mese, si allenassero col sistema della Nazionale, così i giovani erano preparati al salto. Noi, che all’Europeo avevamo una squadra tra le più attempate degli ultimi 20 anni, siamo stati più caserecci. Mi hanno aiutato i presidenti. Qualcuno mi ha perfino detto di chiamarlo, se mi avessero messo i bastoni tra le ruote. Abbiamo acceso i riflettori. Gagliardini, dopo il primo stage, è passato dall’Atalanta all’Inter. E Inglese, Caldara, Conti e Petagna sono stati subito i migliori in campo. La Sperimentale non è la vetrina per chi non ha spazio nei club. Però dà adrenalina, entusiasmo, autostima, occasioni. Se uno dopo la chiamata si atteggia a divo, non ha capito niente. C’è un’infornata di talenti vogliosi di imparare. E mai come quest’anno le squadre rimettono in rampa di lancio gli italiani. Belotti e Immobile? Li ho conosciuti bene al Toro. Per Belotti, una forza della natura, convinsi Cairo a spendere 8 milioni. Immobile invece attacca gli spazi come pochi. Il Torino lo rigenerò, come Cerci e Darmian. Noi allenatori siamo come i fruttivendoli: lucidiamo la frutta. Poi bisogna che dentro ci sia la polpa. Parlo molto coi giocatori. Il verbo chiave è capire: che cosa vuole da te l’allenatore, come ti devi comportare. Ma bisogna trovare la password: ho avuto grandi vittorie e sconfitte. Pochi giorni fa un ex calciatore, su cui scommettevo, mi ha detto: Mister, la sconfitta è stata mia. La password di Verratti? Si chiama salute. Lui è un bene prezioso del calcio italiano. Metodista del centrocampo a tre, come con Zeman, oppure a suo agio in quello a due".

    BALO E I 'VECCHI' - "Balotelli? È giusto che io provi a recuperare il suo talento: non è un esordiente ed è un peccato perderlo. Ma le grandi squadre vincono con gruppo, regole e organizzazione. L’Europeo di Conte è figlio dell’organizzazione. Grandi manifestazioni a parte, quale organizzazione puoi dare in tre giorni? Però da lavoro e serietà non si prescinde. Oggi il calcio presuppone allenamento duro, non come ai tempi di Skoglund, per chi se lo ricorda. Non puoi più andare a letto alle 5. Chi va all’Hollywood da domenica a mercoledì resta nel limbo. Chi sa gestirsi dura fino a 40 anni. La BBC della Juve ha grandi stimoli. Barzagli, Bonucci e Chiellini, più Buffon e De Rossi, dimostrano ai giovani il valore di lavoro e fatica. Gli oriundi come Emerson e Diawara? Se ci sono ruoli scoperti e se si tratta di giovani. Ma devono meritarselo, non basta il passaporto. I migliori all'Europeo Under 21? Bisognerà ponderare. Io a Di Biagio voglio dare il massimo. Ma il 2 settembre, a meno di un mese dalle vacanze sacrosante per chi avrà giocato l’Europeo, c’è la Spagna. E dopo 48 ore, Israele. Se ad esempio mi servissero Rugani e Romagnoli, li avrei in forma?".

    'SI PUÒ VINCERE' - "Il calendario? Due sole giornate di campionato prima della Spagna sono poche: nell’amichevole del 1° settembre i francesi andavano al triplo. Ma anche le eliminazioni dei nostri club dalle coppe, magari dopo una tournée in Asia, producono danni economici superiori ai vantaggi immediati. Il 15esimo posto nel ranking? Non è sincero, ma col ranking facciamo i conti da anni: l’Italia, 4 volte mondiale, non era testa di serie nelle qualificazioni. Guai a ragionare da piccola squadra. Possiamo vincere ancora. Sta a me creare le condizioni. Spaventato in Macedonia? Spaventato no. Dispiaciuto: il più brutto quarto d’ora della mia carriera. Ma quella rimonta è stata la svolta. Abbiamo cambiato modulo e capito che bisogna sempre essere squadra. Cos'è la Nazionale per me? Ha scandito momenti della mia vita, dalla partita con la Giovanile in poi. Il gol del 4-3 di Rivera con la Germania: al bar di Cornigliano volarono in aria i ghiaccioli. E Gigi Riva trascinatore. E i pomodori al ritorno della squadra dal Messico: a Genova se ne parlò tanto. E il trionfo di Lippi. Il calciatore ha l’emozione di rappresentare il Paese. Io spero di dare le emozioni che ho ricevuto, ma anche di viverle in prima persona. A quale Italia vorrei assomigliasse questa Nazionale? Alla mia: so che devo metterci la faccia. Per le grandi imprese serve coraggio. A meno che uno non abbia Messi e Maradona: allora tutti possono allenare. La gavetta? Se sono arrivato qui, significa che il lavoro paga".

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