Venerdì 17, toccate ferro! Ma nel calcio...
UN PO' DI STORIA - Già nella Grecia antica il numero 17 era odiato dai seguaci del filosofo Pitagora, in quanto si posizionava tra il 16 e il 18, perfetti nella loro rappresentazione di quadrilateri 4×4 e 3×6. Anche nell'Antico Testamento si parla dell'inizio del diluvio universale il 17 del secondo mese dell'anno, mentre a venerdì è associato il giorno della morte di Gesù. A Roma si pensava portasse male perchè per identificarlo era comune la scritta "VIXI", che in latino significa "vissi"; quindi "sono morto". Anche nella smorfia napoletana il 17 è "'A desgrazia". Già, ma nel calcio?
QUANDO IL 17 PORTA BENE - Parecchi giocatori hanno associato la propria carriera al numero in questione: impossibile non partitre dal Pallone d'Oro 2014 e 2015, il portoghese Cristiano Ronaldo, che proprio nella sua nazionale incominciò a giocare con il 17, dato che il 7 era occupato da un certo Luis Figo. Subito un'eccezione, che conferma come il bistrattato numero sia in grado anche di portare fortuna: alla carriera di club di CR7, non ancora però a quella nel Portogallo. Un 17 che tutti gli juventini hanno nel cuore è sicuramente David Trezeguet: la punta franco-argentina ha regalato gioie immense ai sostenitori della Vecchia Signora con quel numero sulle spalle. 138 reti in 245 partite per il "Cobra" di Rouen, lui della cabala se ne è sempre infischiato. La stessa Napoli, nonostante la "smorfia", vede uno dei propri idoli vestire proprio la casacca con il numero incriminato: Marekiaro Hamsik, l'eroe di Wolfsburg, capitano dei partenopei. Anche nella genova blucerchiata c'è un 17 che ha ormai fatto la storia: il capitano Angelo Palombo, che è riuscito a disputare persino un preliminare di Champions League con la Samp. Se ci spostiamo in Spagna, troviamo Denis Suarez, numero 17 del Siviglia in prestito dal Barcellona, nuovo talento del calcio spagnolo classe '94, in rete proprio ieri sera in Europa League nel match dei quarti di finale contro i russi dello Zenit. Anche a lui l'avvicinarsi della fatidica data ha portato bene. Per quanto concerne invece gli ex giocatori, PAOK Salonicco ed Helsingborg hanno ritirato le loro divise numero 17: un tributo impossibile da non concedere a due bandiere come Kostas Katsouranis ed Henrik Larsson.
QUANDO IL 17 PORTA MALE - Ci sono però anche numerosi casi in cui il 17 ha mantenuto fede alla sua storia, e ha garantito insuccessi e insoddisfazione: John Arne Riise alla Roma, lontano parente dell'ottimo terzino visto a Liverpool. Nani al Manchester United, partito alla grande ma finito nel dimenticatoio prima con Ferguson, poi con Moyes e cacciato da van Gaal. Il 17 è stato ritirato anche per motivi sventurati: a Lione era il numero del compianto Marc Vivien Foè, deceduto in un match con la sua nazionale, il Camerun, mentre nella squadra giapponese del Sagan Tosu non esiste più in onore del dirigente Sakata Michitaka, morto di cancro, ma è il numero che identifica la tifoseria, al posto del consueto 12. A Leeds Cellino l'ha tolto di mezzo proprio per scaramanzia. Nelle big del nostro campionato, a parte il Napoli e la Sampdoria, il 17 si conferma numero sfortunato: De Ceglie nella Juventus, Pereirinha nella Lazio, Zapata nel Milan e Kuzmanovic nell'Inter non sono proprio prime scelte. Nella Roma non è assegnato, la Fiorentina riabilita un po'la situazione, con lo spagnolo Joaquin. Ma in Spagna, come in America, è il 13 a portare male. Questione di numerologia, una scienza che spesso con il calcio ha parecchie cose in comune. Almeno 17.
ADG