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    Vedi Napoli e poi la rifiuti: ecco tutti i giocatori che hanno detto no

    Vedi Napoli e poi la rifiuti: ecco tutti i giocatori che hanno detto no

    • Pietro Scognamiglio
    Il Napoli non riesce a fare mercato. Una realtà paradossale, pensando invece alla congiuntura estremamente favorevole che vive il club di De Laurentiis. Al comando della Serie A, con la sicurezza di giocarsi lo scudetto fino alla fine, soprattutto con la disponibilità di un tesoretto cash tra i 20 e i 25 milioni da investire a gennaio. Quello che manca, per esempio, a Milan, Inter e Roma. Il Napoli ha i soldi e i sogni, ma non riesce ad accreditarsi come top club. Nonostante il lavoro sul campo di Sarri - lo dicono i numeri - abbia ormai garantito una collocazione stabile ai vertici del calcio italiano. Pur senza mai aver alzato trofei. 

    IL GRAN RIFIUTO - Verdi ha detto "no grazie" a un buon ingaggio e all'opportunità di risultare decisivo - con un'incidenza da valutare - per uno scudetto che sarebbe epocale. Ha precluso al suo nome il possibile ingresso in una pagina di storia, perché avrebbe avuto gli argomenti tecnici per dire la sua a prescindere dal minutaggio (in avanti può fare tutti i ruoli e calcia benissimo le punizioni). Ma l'ha fatto con consapevolezza. Conosce per via diretta il metodo Sarri nei pregi (tanti) e nei difetti (da non omettere). Conosce, evidentemente, lo storico del rendimento in campo dei suoi colleghi arrivati a Castel Volturno nelle ultime edizioni del calciomercato invernale. 

    NON SOLO VERDI - L'infortunio di Roberto Inglese ha evitato l'esplosione di un altro caso: anche l'attaccante, già acquistato dal Napoli per la prossima stagione, non era sembrato particolarmente entusiasta di anticipare l'arrivo all'ombra del Vesuvio. Certo, sarà stato influenzato dal senso di gratitudine verso un Chievo da non abbandonare in piena lotta salvezza. Ma la recente parabola di Pavoletti non può lasciare indifferenti. Napoli (società e squadra) non rappresenta al momento una prima scelta nemmeno per calciatori di medio livello, quelli che devono ancora spiccare il volo. E viene da chiedersi il perché, visto che nel 2018 si possono considerare superati i tradizionali problemi ambientali o di qualità della vita associati al capoluogo campano. I calciatori del Napoli di De Laurentiis in città vivono più che bene e non perdono occasione per raccontarlo in giro. 

    I PRECEDENTI - Il problema è più complesso e ha un nobile antenato: nell'estate 1979 Paolo Rossi, dopo aver segnato valanghe di gol al Vicenza, preferì il Perugia al Napoli.  Rimase in Umbria solo una stagione, prima di passare alla Juventus. Ma fece in tempo a farsi dedicare i fischi all'unisono del San Paolo alla prima occasione in cui scese in campo da avversario. Ma senza andare troppo indietro nella storia e nei riferimenti geopolitici - perché la Napoli di oggi non è quella di trent'anni fa - si fa presto a riepilogare i recenti "no" al corteggiamento di De Laurentiis. "Anche in Francia in tv si vede Gomorra, questo può aver influenzato la scelta di Gonalons e Tolisso", ha svelato ad aprile l'agente dei due giocatori ripercorrendo la trattativa con il Lione non andata in porto nel 2014. A settembre 2016 ha fatto tappa in città la famiglia di Leon Bailey, quando il talento giamaicano (oggi al Bayer Leverkusen, desiderato dal Milan) era ancora al Genk. Il flirt, pubblicamente ammesso, non è però mai finito nelle foto ricordo. Nel 2015 il Napoli non è riuscito a convincere Klaasen a muoversi dall'Ajax, stessa dinamica a gennaio 2016 con Kramer (allora al Bayer Leverkusen) e poi nell'estate dello stesso anno con Sime Vrsaljko (tornato d'attualità qualche settimana fa) che preferì l'Atletico Madrid.  Quando Gianluca Lapadula preferì il Milan, reduce dai fasti di Pescara, De Laurentiis tuonò: "Da questo momento voglio solo giocatori innamorati di Napoli". Ma Cupido, troppo spesso, non ha fatto centro. 

    @pietroscogna

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