Redazione Calciomercato
Italia in cerca di coerenza, ecco su chi dovrebbe puntare Spalletti
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COSA IMPARARE DA ITALIA-SPAGNA - La brutta sconfitta con la Spagna è stata (a posteriori) un momento molto importante, oserei dire quasi rivelatore. Non tanto per arrivare alla conclusione del ridimensionamento, del “sono più forti loro”. Lo sono stati, è vero, ma per una serie di cause precise che, se analizzate a dovere e corrette, possono riportarci al loro livello forse anche a prescindere dal modulo adottato. Innanzitutto non dobbiamo fermarci al singolo. Siamo tutti d’accordo che Williams ha massacrato Di Lorenzo, ma i problemi con la Spagna sono stati molto più profondi e di sistema. Non ha minimamente funzionato la pressione alta e le nostro prime due linee non sembravano in grado di fronteggiare il palleggio degli spagnoli.
Pur avendo lo stesso numero di centrocampisti, riuscivano sempre a generare piccole superiorità numeriche in giro per il campo, tanto che spesso Rodri pareva liberissimo e le nostre mezzali e il centravanti non riuscivano a insidiarlo a dovere.
Questa difficoltà in fase difensiva veniva amplificata da due fattori: primo, le caratteristiche di Frattesi (non a caso sostituito all’intervallo), che con i suoi continui inserimenti senza palla allunga la squadra e toglie un riferimento qualitativo in costruzione (oltre che Barella dal suo ruolo); secondo e in parte conseguente al primo punto, una più generale assenza di coraggio e qualità di scelta nella prima costruzione e nel mantenimento del possesso.
Da qui una certa sfiducia nel gioco corto e questa palla lunga ripetuta sterilmente per il tridente isolato e lontano, anche quando la triangolazione vicina dei compagni avrebbe consentito lo sviluppo delle trame di risalita richieste da Spalletti.
UN PATTO PER ATTIVARE GLI INTERISTI - Dopo la disfatta mentale con la Spagna, Spalletti ha rimediato con un cambio di sistema volto ad attivare meglio la componente interista di questa Italia (dal 4-3-3 siamo passati al 3-5-2). Individuato il problema Frattesi, Frattesi è rimasto in panchina, così Barella poteva tornare nel suo habitat sul centrodestra. Dimarco quinto anziché terzino e finalmente Darmian a dare un po’ di saggezza e solidità al reparto difensivo, consentendo così a Di Lorenzo (un po’ più alto da quella parte) di riprendersi dopo la sbornia con la Spagna. Pellegrini invece (male anche lui da falso esterno con gli iberici) è stato schierato nel suo ruolo di mezzala, ma ha fatto pochino anche così. Dopodiché via il tridente (bocciatura sacrosanta per Chiesa), e dentro due punte utili nelle due fasi come Retegui e Raspadori (che hanno fatto bene). Risultato: c’eravamo quasi. Qualcosa di buono si è rivisto anche contro una squadra forte (anche se parecchio decaduta) come la Croazia.
Raspadori tra le linee ha offerto spesso e volentieri una soluzione in più per i costruttori, inoltre il fraseggio, complessivamente, è sembrato più fluido e flessibile (buona alternanza di gioco corto e gioco lungo con Jorginho e Barella di nuovo protagonisti). Però poi Spalletti, specialmente dopo il gol subito, ha dovuto cambiare ancora.
L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DEL 3-3-4 - Dapprima è passato a quattro dietro, poi mano a mano che trascorrevano i minuti ha messo in campo la formazione più offensiva che poteva, giocandosi tutti gli assi nella manica: dopo Frattesi e Chiesa, Scamacca, Zaccagni e Fagioli. Sicché è arrivato a una sorta di “impensabile” e “insostenibile” 3-3-4, con due esterni veri, due prime punte e la regia in mano a Fagioli. Praticamente ha rovesciato il 4-3-3 con cui è arrivato in Germania…
Ed è proprio giocando su questo sovraccarico della difesa croata che Spalletti ha preparato il campo a Calafiori per quella ormai famosa discesa da cestista con scarico geniale alla Teodosic.
PER SENTIRCI PIENAMENTE NOI: FAGIOLI - Ecco, alla luce di tutti questi discorsi e a maggior ragione con l’assenza di Calafiori squalificato agli ottavi, occorre riflettere sulla capacità di costruzione di questa squadra, così fondamentale per Spalletti. A prescindere dalle scelte di sistema che farà (quindi se attaccare col tridente o col tandem del 3-5-2), c’è un giocatore solo che potrebbe dare a questa squadra più palleggio e più equilibrio, ed è proprio la convocazione più a sorpresa di Spalletti: Fagioli. L’uomo che, come aveva previsto, gli è servito nel momento meno conservativo della fase a gruppi, potrebbe diventare la chiave della coerenza e del bel gioco, quella chiave che finora Spalletti non è ancora riuscito a individuare. In quale formula? Be’, doppio play con Jorginho, sia nella variante del 4-3-3 che nel 3-5-2 (quindi schierato sul centrosinistra al posto di Pellegrini, e consentendo così a Barella di alzarsi a inventare sul centrodestra).