
Una sola giocata in 360 minuti più recupero: la portata del disastro Italia non è ancora chiara a molti
- 112
"Non è che sia un risultato così scandaloso come ora verrà fuori", ha commentato a caldo Luciano Spalletti, con un sorriso amaro. Ma, in realtà, il risultato è scandaloso eccome. E non perché l'Italia sia stata eliminata agli ottavi di finale dalla Svizzera, o almeno non solo. Il risultato è da considerare scandaloso perché arrivato al termine di una partita giocata senza alcun furore agonistico, persa contro una squadra le cui individualità NON sono superiori a quelle degli Azzurri e, soprattutto, al culmine di una spedizione contraddistinta soltanto da prestazioni negative.
Stavolta, invece, l'Italia ha fatto fatica contro l'Albania, ha perso meritatamente (e miracolosamente soltanto per 1-0) contro la Spagna, si è salvata al 98' contro la Croazia e ha perso senza battere un colpo contro la Svizzera. Il fallimento è qui. Lo scandalo, caro Spalletti, è qui, non nell'eliminazione agli ottavi. E non cogliere la gravità di quanto fatto vedere in campo dagli Azzurri è probabilmente ancor più grave delle prestazioni in sé.
Perché sì, perdere contro la Svizzera è un incidente di percorso che può capitare. È capitato - seppur in maniera più dignitosa - alla Francia ad Euro 2020, stava per capitare persino alla superfavorita Inghilterra contro l'outsider Slovacchia. Può capitare. Ci sta. È successo anche all'Italia, in passato, nel 2002 contro la Corea del Sud, nel 1996 e nel 2004 nelle fasi a gironi degli Europei così come nel 2010 e nel 2014 ai Mondiali. Ma mai, se non nel 2010 - forse - l'Italia non è uscita a testa alta nemmeno una volta. Persino nel 2014, edizione passata alla storia per il morso di Suarez a Chiellini e, soprattutto, per l'inaspettata sconfitta contro la Costa Rica, l'Italia di Prandelli si era tolta la soddisfazione di battere gli inglesi nella gara d'esordio. Almeno quello.
Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: siamo pienamente consapevoli dei limiti dell'organico e della mancanza di qualità del gruppo azzurro, specialmente se paragonato alle spedizioni del passato. Allo stesso modo, ma anche questo è stato già detto, Spalletti ci ha però messo del suo per complicare le cose. Ma adesso parlare ancora di questo non serve più. È più importante spostare l'attenzione sull'analisi della situazione, sperando che - a mente fredda e senza fucili puntati - c.t. e Federazione possano rendersi conto della reale gravità della situazione.
E il problema non deriva dal fatto che i ragazzini che non giocano più in strada (spoiler: non giocano più in strada in nessuna parte d'Europa, purtroppo) ma probabilmente dal fatto che, proprio coloro i quali attribuiscono a questo ormai insopportabile ritornello i problemi del nostro calcio, sono gli stessi che passano ore ed ore ad analizzare e lodare allenatori e "tattiche" senza mai porre l'accento su ciò che più conta: la qualità dei calciatori. Esasperare il giro palla non fa al caso nostro, probabilmente non fa e non ha mai fatto al caso di nessuno, Barcellona di Guardiola escluso. Sicuramente non è saggio spingere i ragazzini, sebbene "sui campi e non più per strada" (cit.) , a non provare mai la giocata individuale, a dimenticare il caro vecchio dribbling, a non azzardare mai il tiro da fuori o il cross, se in equilibrio instabile. Nell'esasperato tatticismo di oggi, ne siamo certi, qualcuno sarebbe in grado di definire "non tatticamente corretto" l'assolo di Maradona in Argentina-Inghilterra o folle il lancio di Pirlo a Roberto Baggio in quel famoso Juventus-Brescia perché "ehi, in porta ci si arriva coi passaggi, non coi lanci lunghi".
Ecco, questo è un tema sul quale, forse, si potrebbe porre maggiormente l'accento. Perché se poi i calciatori più bravi del Paese, quelli che rappresentano un'intera Nazione, in 360 minuti più recupero fanno registrare una sola giocata spettacolare (leggasi "incursione di Calafiori e tiro di Zaccagni") c'è più di qualcosa che non va. E statene certi, se il tiro di Zaccagni fosse finito alle stelle, qualcuno avrebbe osato rimproverargli il fatto di "aver tentato la fortuna e non aver provato a cercare un compagno meglio posizionato". Perché vogliono farci credere che il calcio sia questo qui. E invece, probabilmente, il calcio è sempre uguale, basterebbe solo accettarlo ed adattarsi.