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  • Un cappuccino con Sconcerti: cosa non mi torna sulle bestemmie di Buffon, da Galileo agli arbitri

    Un cappuccino con Sconcerti: cosa non mi torna sulle bestemmie di Buffon, da Galileo agli arbitri

    • Mario Sconcerti
      Mario Sconcerti
    Caso Buffon due. Non voglio fare l’elogio della bestemmia, sarebbe sciocco. Preferirei non fosse dato all’arbitro il compito di segnalare sul referto l’offesa a Dio come fosse una spiata fra ragazzini. Non bisogna bestemmiare, questo è certo, ma l’arbitro ha molti modi per essere adulto. Sentire e parlare col giocatore che ha bestemmiato, o anche far finta di niente come spesso fa con le offese dei giocatori a lui rivolte. C’è in ballo anche una questione di mera pratica. In un campionato con il 63 per cento di stranieri, tutti possono bestemmiare in lingua madre. E non essere squalificati. Si può discutere infine su cosa voglia dire blasfemia: sarebbe l’offesa a qualcosa considerato sacro. Ora, che Dio è morto non lo ha scritto Guccini nel ’67, l’aveva già detto Nietzsche 140 anni fa e se ne discute con rumore fin dai tempi di Galileo.

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    Le religioni per fortuna restano, ma il concetto di sacro è ormai un’opinione personale. Bestemmiare è pura maleducazione perché offensivo del gusto e la tranquillità degli altri, ma è difficile si vada all’inferno. E giusto battersi per un’educazione migliore in modo meno vigliacco. E senza approfittare dell’assenza di pubblico per diventare dei guardoni all’incontrario.

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