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    Un anno senza Sinisa: si è arreso alla morte senza accettarla e solo dopo aver salutato un'altra vita

    Un anno senza Sinisa: si è arreso alla morte senza accettarla e solo dopo aver salutato un'altra vita

    • Riccardo Barlacchi
    È passato un anno e come spesso accade in casi come questi, viene facile dire “sembra ieri”. 365 giorni fa ci lasciava Sinisa Mihajlovic dopo quattro anni di lotta feroce contro la leucemia, fatta di cure, momenti difficili e reazioni alla malattia. Tutto inizia nel 2019, quando Miha avverte un dolore nella zona dell’adduttore mentre sta giocando a Padel in Sardegna. “Troppo sforzo”, il primo pensiero che gli balena in testa. Rientrato a Bologna, i medici del club gli consigliano degli approfondimenti. La diagnosi è devastante. Sinisa non si nasconde, va in conferenza stampa e parla. Si commuove, ma a schiena dritta. “La malattia è attaccabile, la affronterò faccia a faccia”. Quindi le cure, il volto segnato dalla chemioterapia, ma con un barlume di speranza, col rientro in campo ad agosto 2019. Sembra un altro uomo, più saggio e comprensivo, ma sempre dall’animo focoso e appassionato. Pare migliorare anche fisicamente: ride e scherza come accaduto nel siparietto con Walter Zenga dopo Bologna-Cagliari. Bisticcia con Gasperini in Bologna-Atalanta. Sembra essere tornato lui, nella sua forma più pura. Poi a marzo 2022 un’altra doccia fredda. “In questi anni la mia ripresa è stata ottima - dice in conferenza stampa - ma purtroppo queste malattie sono subdole e bastarde: e dalle ultimi analisi, sono emersi campanelli allarmanti che fanno pensare che la leucemia possa riemergere”. A settembre arriva l’esonero per motivi tecnici. Il 16 dicembre la notizia che nessuno avrebbe voluto sentire: Miha non ce l’ha fatta

    IL RICORDO - In occasione di Bologna-Roma, Joey Saputo ha invitato la moglie Arianna al Dall’Ara, dove il tecnico sarà ricordato. Thiago Motta ha anticipato tutti esprimendo un pensiero per il suo predecessore: “La cosa importante è che nella difficoltà ci ha mostrato di non arrendersi mai, questo rimarrà non solo per me ma anche tante persone, per la gente e per i nostri tifosi che hanno avuto la fortuna e il privilegio di condividere momenti belli con lui”. La moglie Arianna, tramite il Corriere della Sera, ha ricordato i giorni più duri: "Nell'ultimo mese, i medici mi hanno detto che sarebbe morto. Non sapevo se dirglielo. Mi sono confrontata con tutti e cinque i figli. Solo con loro, non l'ho detto a nessun altro, neanche a mia madre. Insieme, abbiamo deciso di non dirglielo, per non togliergli quel lumicino di speranza. D'altra parte, lui non ci ha mai chiesto se ce l’avrebbe fatta, ha sempre lottato perché era un uomo che non poteva accettare di morire”. Non poteva essere ritratto nel modo migliore, un guerriero nato che ha lottato per sé stesso e per gli altri. Per vedere nascere la nipotina Violante e tenerla in braccio: una battaglia, in una guerra troppo grande per chiunque, che ha vinto con un successo strepitoso

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