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  • Ulivieri a CM: 'Milan-Real, che differenza! Boniperti più grande di Del Piero, che su Calciopoli ha torto' VIDEO

    Ulivieri a CM: 'Milan-Real, che differenza! Boniperti più grande di Del Piero, che su Calciopoli ha torto' VIDEO

    • Gianluca Minchiotti

    Ieri c'era Real Madrid-Milan, la sfida fra i due club più titolati d'Europa, un'occasione prelibata per far slittare, per questa settimana, il consueto punto con Renzo Ulivieri, presidente dell'Associazione italiana allenatori, dal lunedì al mercoledì. Ai microfoni di calciomercato.com, Uliveri, oltre che del match fra merengues e rossoneri, parla anche del ko della Roma col Basilea, di Messi, di Del Piero e Boniperti, della Lazio e del nuovo ct dell'Under 21.

    Partiamo da Real Madrid-Milan. I rossoneri escono molto ridimensionati dalla sconfitta del Bernabeu?

    "Non so quanto il Milan esca ridimensionato. Si è vista una differenza forte di tenuta di campo, di gioco, di palleggio. La differenza è stata forte. Ora, il ridimensionamento in rapporto al campionato italiano è da vedere, ma in rapporto al Real Madrid sì, si è vista una differenza abbastanza elevata".

    Il Milan è stato sempre, per eccellenza, la squadra italiana più da Champions, mentre Ibrahimovic ha sempre brillato più in campionato che in Champions. Con Ibra si può dire che cambia la storia del Milan, nel senso che la squadra rossonera ora è più da campionato che da Champions?

    "E' un discorso diverso. In campionato si gioca un calcio diverso da quello che si gioca in Champions. In Champions bisogna giocare, non si può praticare un calcio dei furbi. Si gioca per 90', si fanno meno calcoli, ci sono entusiasmo e voglia di giocare. In Italia siamo più 'trattenuti'. Ci vogliono altre caratteristiche. Ibra è un giocatore che fa gol, arriva al gol anche con la palla servita da lontano, ha bisogno del servizio lungo, bisogna che la palla gli arrivi presto, come gli arriva gli arriva. E' stato bravo, queste carratteristiche le ha manifestate anche nell'Inter. In Coppa dei Campioni è un gioco che non puoi fare, il Milan stravolgerebbe anche la sua mentalità".

    Contro il Basilea, ennesimo ko stagionale per la Roma, che non riesce proprio a trovare continuità. Quanto inluisce la vicenda societaria legata alla cessione del club su questa situazione?

    "Solitamente non influisce nulla. Il calciatore deve pensare a giocare, se è distratto dalle vicende societarie vuol dire che non è con la testa sulle cose che un calciatore deve fare. La Roma ha perso contro il Basilea: il calcio svizzero è un calcio in evoluzione e lo si vede anche dai risultati delle nazionali minori. Di riflesso questa evoluzione si riflette anche sui club: non è più, rispetto a noi, un calcio povero come sembrava dieci anni fa. Sono realtà tecniche che ci impegnano".

    Dopo la battuta di Massimo Moratti su Messi, i tifosi dell'Inter hanno iniziato a sognare di vedere giocare il fuoriclasse del Barcellona con la maglia nerazzurra. In Spagna si gioca un calcio più aperto e più offensivo, in Italia un calcio più tattico e l'anno scorso abbiamo visto un Messi in difficoltà contro l'Inter 'all'italiana' di Mourinho. Come si potrebbe adattare Messi alla Serie A, oppure come la Serie potrebbe fronteggiare un talento di questo genere?

    "Messi è il miglior giocatore del mondo. Magari può pagare qualcosa sul piano della fatica, chi partecipa al Mondiale di solito qualcosa paga. Adattarsi... Un periodo di adattamento e di difficoltà di solito vale per i giocatori di media levatura, i grandi giocatori invece si adattano in fretta. Questo, invece, arriva, gioca e determina".

    Tornando al campionato, domenica Del Piero ha raggiunto Boniperti a 178 gol in Serie A con la maglia della Juventus. Fatte le debite premesse per quanto riguarda la differenze della epoche calcistiche, secondo lei chi è stato il più grande fra i due?

    "Io direi Boniperti, come valore assoluto. E' il personaggio nel suo insieme, per anni poi ha fatto il presidente della Juventus. Anche Del Piero è un gran personaggio, però mi sembra che le direzioni siano diverse. Del Piero parla anche con gli uccellini, come San Francesco... La statura di Boniperti mi sembra superiore".

    Ieri a Napoli, testimoniando al processo penale per Calciopoli, Del Piero ha dichiarato: "Da quando gioco tutte le squadre che hanno vinto lo scudetto lo hanno meritato". Lei è d'accordo?
    "No, non sono d'accordo, nel modo più assoluto. Non si è accorto che qualcosa non andava. C'è stata un'inchiesta della Federazione. Un conto è l'inchiesta della giustizia ordinaria, un altro conto è l'inchiesta della giustizia sportiva, che ha dei parametri diversi. Le valutazioni fatte dalla giustizia sportiva credo che siano abbastanza chiare e io sto a quelle. Credo che non ci si debba mettere a discutere sulle sentenze in via definitiva".

    L'ultimo turno di A ha visto la rinconferma della Lazio in testa alla classifica. La squadra di Reja fa proprio sul serio?

    "E' guidata da un allenatore serio, intanto, di esperienza. E' una squadra che ha entusiasmo e compattezza, morale oltre che tecnica. Tecnicamente ha dei valori importanti, ho visto Mauri in Nazionale, è un giocatore ritrovato. Conta tanto il lavoro dell'allenatore".

    Dopo i fatti di Genova, il campionato si è ripresentato con i cori razzisti contro Eto'o, gli insulti alla famiglia di Zaccardo in tribuna e tre tifosi arrestati a Roma con un machete. I presidenti di Serie A pensano che con stadi nuovi e di proprietà il problema violenza nel calcio possa essere ridimensionato. E' davvero così o forse il problema è più profondo?

    "Gli stadi sono muri e se pensano di risolvere il problema con stadi nuovi... Lasciamo perdere. Il problema è culturale. Io sono stato a vedere l'Italia a Belfast, una città notoriamente martoriata da tutte le lotte che ci sono state. Ma lì allo stadio non succede nulla, pur in un impianto vecchissimo".

    Infine, parliamo dell'Under 21. Secondo lei quali caratteristiche dovrà avere l'erede di Casiraghi?
    "Dovrà essere un allenatore portato per il calcio giovanile e che sappia programmare, perché bisogna ripartire e fare una programmazione nuova. Ora non vorrei entrare nel merito delle scelte, che non mi competono. Ci vuole un allenatore che abbia entusiamo e cultura calcistica, perché in tante situazioni chi è stato ct dell'Under 21 e ha fatto lì le sue esperienze poi è diventato ct della Nazionale maggiore. La Federazione ha il dovere di prepararselo in casa il ct e credo che la scelta dovrebbe essere anche in questa ottica".

     

     

     


     


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