Ulivieri a CM: 'Chivu, atteggiamento villano. Pastore, più fantasia di Zidane'. VIDEO
Ai microfoni di calciomercato.com, Renzo Uliveri, presidente dell'Associazione italiana allenatori, analizza i casi scottanti della settimana: Roma-Inter e i casi Chivu, Adriano e Totti, l'Inter di Benitez, la Juventus di Del Neri, il Palermo di Pastore e il Napoli di Cavani. E poi, ancora, la conferenza-monologo di Ranieri e lo stile Mourinho. E infine, un allarme sugli arbitri: "Le società stanno cercando di riappropriarsi della gestione dei direttori di gara".
Iniziamo dal posticipo di ieri, e precisamente dalla Juventus, che ha il miglior attacco e la peggior difesa del campionato. E' una questione di equilibrio fra i reparti, oppure manca un grande difensore che sappia guidare il reparto arretrato?
"Non la porrei sul fatto dell'equilibrio fra i reparti, perché la Juve è squadra equilibrata. Ha il miglior attacco perché ha trovato una formula importante, specie nell'ultima partita, con due attaccanti forti di testa e un attacco che parte dalle fasce laterali. Per le difese avversarie che non hanno volume in area di rigore è dura. Oltretutto se questi due attaccanti, Iaquinta e Amauri, iniziassero a muoversi di più sugli esterni costituirebbero una coppia eccezionale. Credo che sia una coppia indovinata. In difesa probabilmente alla Juve manca un po' di esperienza, ma sono sicuro che cresceranno. D'altra parte il lavoro di Del Neri su questo reparto è sempre stato un gran lavoro, che ha bisogno di un po' di tempo, ma in pochi mesi si comincia a vedere una grande organizzazione difensiva".Un'altra squadra che in questo inizio di stagione vive di alti e bassi è il Palermo di Pastore. Zamparini lo ha definito "il nuovo Zidane". E' d'accordo?
"Ha grandi colpi. Probabilmente in qualche momento sembra anche più fantasioso. In qualche uno contro uno sembra più fantasioso. Essendo ancora giovane gli può mancare la logica di gioco che aveva Zidane nell'ultimo periodo".
Ieri a Cesena show del Napoli di Cavani. Quella di Mazzarri è una squadra da zona Champions League o, addirittura, da scudetto?
"Da scudetto potrebbe essere un po' azzardato, ma questo Napoli è una squadra tosta, una squadra che difende bene, anche se ha preso qualche gol di troppo in questo ultimo periodo. Il problema poteva essere in avanti, ma se trovano i movimenti giusti possono far male. Giocando sui movimenti, non sulla potenza".
Tornando agli anticipi di sabato, in particolare a Roma-Inter. Il gesto plateale di Chivu verso la sua panchina ("Se davanti non corrono, io esco") può essere il sintomo, per l'Inter, di una forza e di una sicurezza un po' incrinate rispetto alla scorsa stagione?
"Quello di Chivu è stato un atteggiamento abbastanza villano. E ne abbiamo visti altri in quella partita. Chivu deve fare il suo lavoro e se gli tocca in qualche momento di difendere uno contro due ci sta. Se l'allenatore la partita l'ha preparata in quel modo ci sta. Non può essere lui a indicare l'uomo che deve essere lì ad aiutarlo. Vuol dire voler prendere un altro ruolo. Il calciatore deve fare il calciatore e questo deve essere ben chiaro sempre. L'allenatore è quello che decide: chi gioca, chi va in panchina, chi va in tribuna, decide il modulo, decide le sostituzioni. Questo bisogna che i calciatori se lo mettano bene in testa. Tanto per dire, all'Olimpico non c'è stato solo il caso Chivu. Abbiamo visto anche Adriano rifiutarsi di entrare e credo che sia la mancanza più grave che un calciatore possa fare. Lì ora non dipende dall'allenatore, ma dalla società, che gli può togliere lo stipendio perché si è rifiutato di lavorare. E poi c'è anche il caso Totti: non so se sia vero, ma da quello che si legge pare che Totti abbia chiesto spiegazioni sulla sua sostituzione, per sapere se è stata una scelta tecnica o meno. Il calciatore va fuori quando l'allenatore, che cerca di fare le cose per il meglio, lo decide. Oltretutto, Ranieri una giustificazione al cambio l'ha anche data pubblicamente, spiegando di aver voluto inserire un giocatore scattante contro una difesa che gli sembrava affaticata. Scelta logica, che ha portato oltretutto alla vittoria. Riappropriamoci con durezza del nostro mestiere. Noi dobbiamo sostenere i calciatori nelle loro rivendicazioni, ma perché le riteniamo giuste, poi ognuno al suo posto. E' un discorso che riguarda anche l'atteggiamento nei confronti degli arbitri: l'arbitro deve fare l'arbitro e tutti devono stare zitti, nessuno deve brontolare, neanche il giorno dopo. E mi rivolgo anche agli allenatori. Durante la partita ci sta, c'è tensione, ma vedere in televisione un allenatore che parla per un quarto d'ora dell'arbitro è una scena abbastanza brutta. Bisogna tornare alle regole elementari, rigide. Ognuno faccia il suo mestiere".Benitez per ora sta gestendo il dopo Mourinho senza fare grandi variazioni. Crede che il ko con la Roma sia il campanello d'allarme, per il tecnico spagnolo, affinché inizi a plasmare la 'sua' Inter?
"No, no, Benitez sta già lavorando a un cambiamento radicale. Innanzitutto sta giocando con una difesa altissima, mentre l'anno scorso la difesa dell'Inter stava bassa e tentava il recupero di palla dieci-venti metri sotto la metà campo. Ora vanno a pressare alto, con la difesa altissima, incorrendo anche in qualche pericolo di troppo in qualche occasione. E poi questa è una squadra che palleggia di più rispetto a quella di Mourinho. Qualche volta funziona e si è vista un'Inter spettacolare, come nel secondo tempo della Supercoppa italiana con la Roma o il secondo tempo a Bologna. Quando è stata un po' sulle gambe come all'Olimpico invece si è vista un'Inter così così. In ogni caso, stiamo assistendo a un cambiamento radicale nel gioco della squadra".A proposito di Mourinho. La conferenza di Claudio Ranieri di qualche giorno fa, quel monologo di sei minuti, ha ricordato lo stile dello Special One. E' questa l'eredità, nei comportamenti, che ci ha lasciato l'attuale allenatore del Real Madrid?
"Io credo che Mourinho sia bravo a rapportarsi, buca lo schermo, e da questo punto di vista è bravo. Rifare le stesse cose che fa Mourinho senza essere Mourinho probabilmente non funziona tanto. E' vero però che Mourinho ha dato una scossa a noi allenatori, che per tanto tempo abbiamo parlato un po' per frasi fatte. Con l'avvento di Mourinho si parla con un po' più di libertà, ma credo che non debba mai venire meno il senso della misura. E Ranieri è un uomo che il senso della misura lo conosce. Se poi per una volta può andare fuori, mi sembra anche logico".Che idea si è fatto della frase di Ranieri "C'è qualcuno che naviga nell'ombra", che a molti è sembrata riferita a Lippi?
"Non conosco il problema. Mi sembra un po' strano, però non ne so nulla. Prima di queste dichiarazioni non ne sapevo nulla e dopo non mi sono informato, perché sono cose che non mi interessano".Infine, capitolo arbitri. Le prime giornate di campionato hanno visto molti errori, ai quali ha fatto seguito il classico atteggiamento da parte dei protagonisti: se l'arbitro sbaglia a mio favore è un errore, se sbaglia contro c'è qualcosa che non va. Il calcio italiano accetterà mai l'errore dell'arbitro per quello che è, un errore?
"Ci stiamo comportando da asini, c'è poco da fare. Oltretutto gli arbitri non stanno andando male, c'è qualche errore, ma meno dell'anno scorso. C'è in atto una campagna, una campagna di attacco agli arbitri con un fine politico. Credo che sia abbastanza chiaro. E il fine è quello delle leghe e delle società di riappropriarsi della gestione degli arbitri. Questo non succederà mai, perchè le altre componenti del calcio, che hanno a cuore il calcio e il campionato, pensano che i giudici (e l'arbitro è un giudice) debbano essere indipendenti, e che non debbano essere messi sotto il potere esecutivo, perché verrebbe meno la loro imparzialità. Ma è un film che abbiamo già visto e sappiamo dove ci ha portato".