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Udinese, UFFICIALE: smentita l'inchiesta sui Pozzo e il Watford
L’Udinese smentisce con estrema decisione quanto scritto da Repubblica e riportato da altri media. I rapporti intercorsi tra Udinese Calcio e le altre società sportive non hanno, né hanno mai avuto, alcun tipo di rilevanza penale.
E’ necessario precisare che:
Le operazioni occorse tra Udinese Calcio S.p.a. e le altre squadre non hanno assunto alcuna valenza o rilievo penale. L’ipotesi investigativa iniziale di cui tratta l’articolo risale a Dicembre 2014 fa ed è stata completamente disattesa e smentita dall’Agenzia Regionale delle Entrate di Trieste, che dopo un approfondito contraddittorio con Udinese Calcio, conclusosi nel novembre 2017, ha riconosciuto la piena effettività delle operazioni poste a base delle fatture oggetto di accertamento. Il dott. Gino Pozzo non è mai stato accusato e/o indagato in Italia per il reato di frode fiscale e il suo nome non è mai stato iscritto nel registro ex art. 335 c.p.p. dalla Procura della Repubblica di Udine. La Procura di Udine, ricevuti gli atti che hanno definito la procedura di accertamento con adesione in sede amministrativa, ha deciso di non formulare ipotesi di qualsivoglia rilevanza penale, con riferimento alle attività invece qualificate, nell’articolo in oggetto, come “frode fiscale”.
La squadra inglese della famiglia Pozzo ha sede e opera in Inghilterra e nessun soggetto residente in Italia si è mai ingerito nella gestione operativa della stessa, tanto che la Procura della Repubblica di Udine mai ha nemmeno formulato una ipotesi di “esterovestizione”, come, invece, si desume dall’articolo in oggetto.
Attesa la gravità dei fatti falsamente attribuiti alla società e al dott. Gino Pozzo si è già provveduto a conferire incarico al proprio legale per procedere, in via di assoluta urgenza, con la presentazione di querela in sede penale per l’ipotesi di diffamazione aggravata, nonché con azione civile volta a richiedere il risarcimento dei danni arrecati, quantificati nella misura di euro 10.000.000, con richiesta urgente di sequestro conservativo nei confronti dei responsabili della redazione e della pubblicazione dell’articolo incriminato. La società offre cauzione in ordine all’invocato provvedimento cautelare, nella misura che verrà ritenuta congrua dal giudice, a dimostrazione della correttezza del proprio operato e del convincimento della bontà e del fondamento delle proprie ragioni.
Identiche iniziative verranno adottate nei confronti di tutti coloro che, on-line ovvero su supporto cartaceo, riprenderanno e/o divulgheranno notizie false, ulteriormente aggravando il danno già arrecato dall’articolo pubblicato da “La Repubblica”.