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Tutto come anticipabile, finché un curioso Guardiola riprende Ancelotti lasciandogli l'iniziativa
AVVIO INGLESE - Al 20' del primo tempo il Manchester City aveva concluso quattro volte nella porta di Courtois, raggiunto il 71 per cento di possesso palla e contato tre volte i passaggi rispetto a quelli del Real. Al Bernabeu si stava giocando la partita che Guardiola e Ancelotti avevano pensato e che, del resto, rientrava nella storica linea di pensiero dei due allenatori: possesso palla stile Barça per Pep, contropiede per Carletto. E proprio in contropiede il Real è passato in vantaggio. Il merito più grande è stato di Camavinga che difendeva sulla sinistra gli attacchi (peraltro piuttosto vaghi) di Bernardo Silva e ripartiva appena poteva. Con una di queste ripartenze, l’arrembante francese ha lanciato il suo attacco, usato Modric (sponda da applausi) come fionda, mollato per strada Bernardo Silva che arrancava dietro ai suoi scarpini, infine servito Vinicius e il brasiliano ha fulminato Ederson con un destro finito nel “sette”. Il Manchester controllava, il Real Madrid segnava.
IL PARI DI DE BRUYNE - Forse per trovare un po’ di spazio in una difesa così solida, a inizio ripresa il Manchester ha concesso l’iniziativa agli spagnoli. Non prima però di averci provato seriamente con De Bruyne: era la prima vera palla-gol del City, ma Courtois ha parato. Il Real ha protestato per un tocco di mano di Grealish in area di rigore (Ancelotti è stato ammonito) e quando la partita sembrava spingersi anche nello sviluppo del gioco dalla parte madridista il City ha pareggiato. Rodri ha rubato palla a Rodrygo sulla trequarti, l’ultimo passaggio è stato di Gündogan per De Bruyne che ha fatto partire una saetta, stavolta per Courtois è stato impossibile arrivarci.
LAVORO ANCHE PER EDERSON - Il Manchester ha rallentato, l’uno a uno stava bene agli inglesi. Il Real ci ha provato ancora e per due volte Ederson, fino a quel momento mai impegnato seriamente, ha chiuso la porta con due grandi interventi, il primo su un colpo di testa di Benzema (che si era visto poco), il secondo su un tiro dalla distanza (un altro...) di Tchouameni. La curiosità è che Guardiola non ha fatto nemmeno un cambio.