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    Tutte le volte in cui Mancini si è dimesso (o quasi)

    Tutte le volte in cui Mancini si è dimesso (o quasi)

    • Simone Gervasio
    Dopo le dimissioni presentate ieri sera, Roberto Mancini non è più il ct della Nazionale. La scelta dell’allenatore ha lasciato di stucco il calcio italiano ma non rappresenta di certo la prima volta che l’ex campione della Samp – tra le altre – compie una decisione del genere. Ripercorriamo i precedenti nella sua ormai lunga carriera in panchina.
     
    FIORENTINA - Il Mancio inizia alla Lazio come vice di Ericsson ma ha la sua prima opportunità in panchina alla Fiorentina. Arrivato in Viola nel febbraio 2001, si dimette dall’incarico un anno dopo, l’11 gennaio 2002. I risultati in campo non arrivano, i tifosi lo contestano e gli imputano uno scarso impegno. Un ko interno con il Perugia è l’ultima goccia: Mancini dice stop. Quella Fiorentina finirà poi per retrocedere e fallire.
     
    INTER - Copione simile anche all’Inter che punta su di lui nel 2004. Dopo un avvio stentato, dove la sua squadra si macchia della celebre ‘pareggite’, Mancini ingrana e inizia a vincere anche con in nerazzurro. Arrivano i primi scudetti (saranno 3) ma fuori dall’Italia il rendimento non convince. L'11 marzo 2008 i nerazzurri vengono eliminati dalla Champions per mano del Liverpool, un anno dopo un’uscita shock con il Valencia. In conferenza stampa, Mancini sbotta e rivela: “Non so se tra due mesi sarò ancora qui”. Le dichiarazioni destabilizzano l’ambiente: l’Inter farà fatica di lì in avanti ma riuscirà a vincere lo scudetto all’ultima giornata, a Parma. Il 29 maggio dello stesso anno però Mancini viene esonerato dal presidente Moratti che sceglie Mourinho. Nel comunicato ufficiale, la società indicò come motivazione per l'interruzione del rapporto proprio quelle dichiarazioni. Di fatti una sorta di dimissione. Ad ottobre 2009 poi le due parti firmano la risoluzione consensuale del contratto, al tecnico una liquidazione di 8 milioni di euro.

    GALATASARAY – L’avventura successiva di Mancini è in Turchia, al Galatasaray, nel 2013. Mancini sorprende la Juve eliminandola dalla Champions League ma arriva solo secondo in campionato. L’11 giugno 2014 esercita la clausola liberatoria presente nel suo contratto e saluta i giallorossi. "Ho deciso di terminare la mia esperienza al Galatasaray. Con il Club abbiamo consensualmente stabilito di sciogliere il rapporto di lavoro. Come allenatore comprendo le esigenze del mio Club. Quando ho accettato l'incarico di tecnico del Gala gli obiettivi erano diversi. In questi 8 mesi, pur partendo da una stagione in parte compromessa, ho svolto il mio lavoro spinto dalla passione e dalla ricerca costante della vittoria perseguita con la qualificazione in Champions, la Coppa di Turchia ed il secondo posto in campionato. Con dispiacere lascio Istanbul ed i tifosi entrambi splendidi", queste le sue motivazioni.

    INTER BIS – Mancini torna all’Inter nel 2014, prendendo il posto di Mazzarri. Nella stagione successiva parte col botto ma il girone di ritorno affossa i nerazzurri che arrivano quarti, entrando in Europa League. Annuncia di voler rimanere sulla panchina della squadra, ma, dopo le scintille estive con la dirigenza e proprietà Suning, decide di risolvere il contratto nel mese di agosto con annessa buonuscita di 3 milioni. Al suo posto arriverà De Boer. A pesare sulla scelta un clamoroso ko estivo contro il Tottenham (1-6) e le divergenti opinioni sul rinnovo. L’Inter gli aveva proposto un prolungamento di due anni, fino al 2019, con alcune clausole legate alla Champions. L’allenatore aveva insistito per inserire una forte penale in caso di esonero anticipato e di essere coinvolto sul mercato. Un mercato in cui aveva chiesto, invano, i suoi pupilli Yaya Touré e Reus. 

    ZENIT - Dopo essere rimasto senza allenare per una stagione, nel giugno 2017 firma con lo Zenit San Pietroburgo ma, dopo un anno deludente e un quinto posto, rescinde anche con i russi. In questo caso, Mancini lascia sul piatto 24 milioni lordi (per i due anni di contratto rimanenti) e 500mila euro per la stagione corrente. Il tutto per prendersi l’ambito posto da ct della Nazionale. Posto che ora non gli appartiene più, dopo delle nuove e inattese dimissioni.
     

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