Tutte le colpe dietro al Ponte Morandi: scagliamo la prima pietra, ne abbiamo diritto. Ma non scansiamola se tocca a noi
"Aspi, Spea (leggi Autostrade) e Autorità preposte a vigilanza e controllo (leggi Ministero) e consulenti e tecnici esterni...". Per tutti l'accusa iper documentata di "incoscienza", "negligenza" e "immobilismo". E' la perizia commissionata dai Pubblici Ministeri: 200 testimoni, migliaia di intercettazioni, 60 terabyte di materiale sequestrato da computer e telefonini, duemila pagine di documenti di accusa. "Incosciente dilazione dei tempi rispetto alle decisioni da assumere per la sicurezza nonostante si fosse a conoscenza...". Cioè Ponte Morandi è crollato abbattuto dal fuggire le responsabilità, scansare le decisioni, ricercare il non mi compete, praticare il non sarò io a far spendere soldi all'azienda, a rompere le scatole ai capi e a rovinarmi la carriera. Ed è stato questo il modus operandi non di uno o due o tre in combutta segreta ma il modus operandi di massa di manager, tecnici, funzionari, almeno 69. Praticamente chiunque aveva a che fare con la questione Ponte Morandi-manutenzione si scansava, se ne lavava le mani, badava ai fatti suoi.
Evangelicamente scagli la prima pietra chi è senza peccato, ma stavolta la pietra può essere scagliata, hanno diritto a scagliarla anche i non esenti da peccato. La storia, le storie umane intorno a quel ponte sono devastanti se non ripugnanti. Appunto storie di incoscienti negligenti e immobili nella loro incoscienza. Ma quei 69 hanno una infinità di omologhi nella società, nei mestieri, nelle professioni, nelle carriere. Quei 69 diventano "loro" dopo che Ponte Morandi è crollato. Prima che crollasse erano 69 di "noi".
Noi chi? In breve e incompleta elencazione a solo titolo d'esempio: noi dipendenti pubblici in no working mascherato da smart working (i telefoni della Pubblica Amministrazione hanno abolito il rispondere). Noi (solo l'ultima di cronaca) autisti Atac che ci dichiariamo allergici alle sanificazioni dei mezzi. Noi che copriamo col vogliamo solo lavorare anche il gonfiare prodotti alimentari con sostanze nocive (ultima di cronaca dai campi pontini). Noi del commercio e turismo e ristorazione che magari fosse solo le tasse non proprio tutte pagate, noi che contributi a dipendenti, norme igieniche e garanzia dei prodotti proprio non sempre e magari anche no. Noi imprenditori che in azienda non investiamo un euro di nostro. Noi ricchi davvero che i soldi li portiamo all'estero. Noi per nulla ricchi che imbrogliamo con le auto dichiarazioni fiscali. Noi sindacati e sindacalizzati che tutto tranne che occuparci che il lavoro sia produttivo. Noi precari che vogliamo solo sanatorie e mai concorsi. Noi professionisti e artigiani del: con l'Iva viene tot, senza l'Iva viene di meno. Noi pubblici ufficiali del perenne non mi compete. Noi sempre in fila davanti all'ufficio studi del come me la cavo/ne approfitto e degli altri chi se ne frega. Non scansiamola la pietra quando tocca a noi.
Altra di cronaca, viene da Roma cimiteri.
Ormai è ufficiale, dura da almeno due mesi: a Roma si può morire, certo nessuno lo nega o impedisce o ostacola. A Roma si può morire liberamente ma poi essere seppelliti o cremati questo no, non si può. Da morti si finisce al deposito cadaveri e li si sta e rimane. Troppo stucchevole domandare, cercare, il chi e il perché. I morti per fortuna non provano imbarazzo o vergogna a stare ammucchiati come valigie nei locali bagagli smarriti, purtroppo neanche i vivi provano imbarazzo o vergogna ad accatastarli lì. Nel suo piccolo, la stessa immobile incosciente negligenza.