Turrini: 'Mezzo Ibra vale un Piatek intero, non sarà un flop! Per lui vale la regola di Valentino e Muhammad Alì'
Leo Turrini, giornalista e scrittore, massimo esperto di Formula 1 e Ferrari, torna oggi su calciomercato.com con una chiacchierata a tutto tondo: dai motori al calcio, ai temi di costume, si parlerà di tutti, allacciate le cinture!
Caro Leo Turrini, a te non pare un po’ eccessiva l’accoglienza tributata a Zlatan Ibrahimovic?
“In che senso?”
Beh, stiamo parlando di un calciatore più vicino ai quaranta che ai trent’anni. Come si giustifica tanta enfasi?
“Potrei cavarmela rispondendo che l’Italia è un paese per vecchi”.
Questo lo dice l’Istat, ma qui stiamo parlando di Milan e di Serie A. “Capisco l’obiezione, eppure io trovo che l’operazione abbia una sua logica. Ibra è una figura carismatica, è molto amato dai tifosi rossoneri e il povero Diavolo ha un disperato bisogno di entusiasmo”.
Allora questo è solo marketing?
“Meglio: è anche marketing e non c’è nulla di male, trovo sbagliata l’ipocrisia di chi scopre a intermittenza che il calcio è business, a certi livelli”.
E se poi l’Ibra bis fa flop come il Kaka2 o lo Sheva bis?
“Teoricamente il rischio esiste. Penso sia però compensato dalla identità del soggetto, caratterialmente distinto e distante dal brasiliano e dall’ucraino. Non ce lo vedo Zlatan che si adatta al rango da comparsa. Non è da lui, nemmeno immagino sia rientrato a Milano per arrotondare il conto in banca”.
Quindi sei ottimista.
“Insomma, avrà anche quarant’anni o giù di lì, sarà anche reduce da stagioni in una lega minore come quella americana, ma in Serie A può ancora fare la differenza. Forse non in tutte le partite, ma in tante si’”.
E così torniamo all’Italia paese e campionato per vecchi.
“Mica è un delitto. Prendi Valentino Rossi”.
Lo prendo ma mi sa che c’entra come i cavoli a merenda.
“Aspetta. Mi serve come paragone. Vale ha appena detto che se non riuscisse a riproporsi su certi livelli staccherebbe la spina. Per sempre. Ibra, con il contratto di sei mesi eventualmente rinnovabile sulla base di risultati e prestazioni, beh, segue la stessa filosofia”.
I milanisti affranti la capiranno, questa filosofia?
“Debbono capirla! Se un mezzo Ibra vale più di un intero Piatek, bisognerà pur farsene una ragione”.
A proposito di ragione e visto che lo hai scomodato: Rossi fa bene o male a correre anche nel 2020?
“Citerò l’altro Rossi nazionale, il Blasco: e già, io sono ancora qua...”
Non è una risposta.
“Ma vogliamo concedere a un Campionissimo il diritto di scegliere il momento dell’addio?S’intende che il Campionissimo in questione può sbagliare, ad esempio siamo tutti d’accordo che Muhammad Ali rimase sul ring troppo a lungo e il grande Brera non errava quando rimproverava a Fausto Coppi, della cui scomparsa è appena stato celebrato il sessantesimo anniversario, di avere pedalato più del necessario. Ma chi ci va da Valentino a spiegargli che deve togliersi di mezzo, farsi da parte? Io no di certo”.
I Fenomeni vanno rispettati sempre.
“Esatto e consiglierei di privilegiare la cautela, quando ci si confronta con i miti. Posso permettermi di allargare ulteriormente il discorso o mi becco l’etichetta di Dottor Divago, con la D?”
Divaghiamo.
“Nel 2016 stavo alla Olimpiade di Rio. Nella finale dei 200 stile libero Federica Pellegrini non riuscì a conquistare una medaglia, nemmeno quella di bronzo. Gli odiatori e i leoni da tastiera si scatenarono. È finita! Perché si ostina a restare in piscina? Se ne vada a fare gli show in televisione! E giù botte virtuali. Ti interessa il seguito dell’aneddoto?”
Credo di conoscerlo.
“Tra il 2017 e il 2019 Fede ha vinto per due volte i mondiali sui 200 e se per caso adesso comunicasse che rinuncia alla Olimpiade di Tokyo, beh, ci sarebbe una sollevazione popolare. Traduco: anche Ibra, come Vale e come Fede, ha le carte in regola per sfidare l’anagrafe”.
A questo punto non oso chiederti cosa pensi di Roger Federer.
“Perché, se vincesse gli Open d’Australia tu ti stupiresti?...”
Caro Leo Turrini, a te non pare un po’ eccessiva l’accoglienza tributata a Zlatan Ibrahimovic?
“In che senso?”
Beh, stiamo parlando di un calciatore più vicino ai quaranta che ai trent’anni. Come si giustifica tanta enfasi?
“Potrei cavarmela rispondendo che l’Italia è un paese per vecchi”.
Questo lo dice l’Istat, ma qui stiamo parlando di Milan e di Serie A. “Capisco l’obiezione, eppure io trovo che l’operazione abbia una sua logica. Ibra è una figura carismatica, è molto amato dai tifosi rossoneri e il povero Diavolo ha un disperato bisogno di entusiasmo”.
Allora questo è solo marketing?
“Meglio: è anche marketing e non c’è nulla di male, trovo sbagliata l’ipocrisia di chi scopre a intermittenza che il calcio è business, a certi livelli”.
E se poi l’Ibra bis fa flop come il Kaka2 o lo Sheva bis?
“Teoricamente il rischio esiste. Penso sia però compensato dalla identità del soggetto, caratterialmente distinto e distante dal brasiliano e dall’ucraino. Non ce lo vedo Zlatan che si adatta al rango da comparsa. Non è da lui, nemmeno immagino sia rientrato a Milano per arrotondare il conto in banca”.
Quindi sei ottimista.
“Insomma, avrà anche quarant’anni o giù di lì, sarà anche reduce da stagioni in una lega minore come quella americana, ma in Serie A può ancora fare la differenza. Forse non in tutte le partite, ma in tante si’”.
E così torniamo all’Italia paese e campionato per vecchi.
“Mica è un delitto. Prendi Valentino Rossi”.
Lo prendo ma mi sa che c’entra come i cavoli a merenda.
“Aspetta. Mi serve come paragone. Vale ha appena detto che se non riuscisse a riproporsi su certi livelli staccherebbe la spina. Per sempre. Ibra, con il contratto di sei mesi eventualmente rinnovabile sulla base di risultati e prestazioni, beh, segue la stessa filosofia”.
I milanisti affranti la capiranno, questa filosofia?
“Debbono capirla! Se un mezzo Ibra vale più di un intero Piatek, bisognerà pur farsene una ragione”.
A proposito di ragione e visto che lo hai scomodato: Rossi fa bene o male a correre anche nel 2020?
“Citerò l’altro Rossi nazionale, il Blasco: e già, io sono ancora qua...”
Non è una risposta.
“Ma vogliamo concedere a un Campionissimo il diritto di scegliere il momento dell’addio?S’intende che il Campionissimo in questione può sbagliare, ad esempio siamo tutti d’accordo che Muhammad Ali rimase sul ring troppo a lungo e il grande Brera non errava quando rimproverava a Fausto Coppi, della cui scomparsa è appena stato celebrato il sessantesimo anniversario, di avere pedalato più del necessario. Ma chi ci va da Valentino a spiegargli che deve togliersi di mezzo, farsi da parte? Io no di certo”.
I Fenomeni vanno rispettati sempre.
“Esatto e consiglierei di privilegiare la cautela, quando ci si confronta con i miti. Posso permettermi di allargare ulteriormente il discorso o mi becco l’etichetta di Dottor Divago, con la D?”
Divaghiamo.
“Nel 2016 stavo alla Olimpiade di Rio. Nella finale dei 200 stile libero Federica Pellegrini non riuscì a conquistare una medaglia, nemmeno quella di bronzo. Gli odiatori e i leoni da tastiera si scatenarono. È finita! Perché si ostina a restare in piscina? Se ne vada a fare gli show in televisione! E giù botte virtuali. Ti interessa il seguito dell’aneddoto?”
Credo di conoscerlo.
“Tra il 2017 e il 2019 Fede ha vinto per due volte i mondiali sui 200 e se per caso adesso comunicasse che rinuncia alla Olimpiade di Tokyo, beh, ci sarebbe una sollevazione popolare. Traduco: anche Ibra, come Vale e come Fede, ha le carte in regola per sfidare l’anagrafe”.
A questo punto non oso chiederti cosa pensi di Roger Federer.
“Perché, se vincesse gli Open d’Australia tu ti stupiresti?...”