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    Tudor e la capacità di non arrendersi: col Marsiglia  è il tempo della raccolta

    Tudor e la capacità di non arrendersi: col Marsiglia è il tempo della raccolta

    • Elisa Licciardi
    Si può anche non essere fatalisti nella vita, ma poi arriva il calcio a dimostrare che spesso è il destino a essere il dodicesimo uomo in campo. Questo può essere uno sport capace a volte di togliere tanto ma alla fine ognuno raccoglie ciò che ha seminato nel bene e nel male. Per Igor Tudor dopo anni di semina, ora è arrivato il momento di raccogliere i frutti. La sua nuova opportunità si chiama Olympique Marsiglia che lo porterà a giocare in scenari importanti come quello della Champions League.

    “IO SONO UN ALLENATORE”- Può gridarlo a gran voce il tecnico croato vista la gavetta e le  esperienze in piazze tutt’altro che semplici. Dopo l’addio al calcio giocato nel 2008, Tudor un anno dopo inizia la sua avventura in panchina come assistente di una vecchia conoscenza del nostro calcio ovvero Edy Reja, che allora allenava l’Hajduc Spalato, squadra che ha visto esordire Tudor e con cui anni dopo vinse la Coppa di Croazia, il suo primo trofeo da allenatore. In seguito dopo aver guidato la squadra ellenica del Paok, la sua avventura prosegue in Super Lig con il Galatasaray con cui chiude il campionato al quarto posto venendo poi esonerato nel 2017 per gli scarsi risultati ottenuti. Nell’aprile del 2018 eccolo approdare in Italia alla guida dell’Udinese subentrando all’esonerato Massimo Oddo e traghettando la squadra friulana alla conquista della salvezza. Nonostante ciò non fu riconfermato per la stagione successiva per essere poi richiamato nel mese di marzo in sostituzione di Davide Nicola, guidando nuovamente il club verso la salvezza. Esonerato definitivamente l’anno successivo, Tudor torna per un breve periodo alla guida dell’Hajduc per poi approdare dopo tredici lunghi anni, nel club che l’ha fatto diventare grande ovvero la Juventus. Come calciatore si è sempre distinto per un fisico possente e robusto che gli valse l’appellativo di  “jugoslavo alto” coniato da Gianni Agnelli. Tudor in bianconero ricoprì diversi ruoli da difensore a centrocampista. Buon tocco di palla e grinta da vendere, fanno del giocatore croato uno dei beniamini della Vecchia Signora, nonostante i ripetuti infortuni che hanno condizionato la sua carriera. Un gigante fragile che però ha dimostrato di essere incisivo e decisivo in più di un’occasione. I ritorni di fiamma però non sempre hanno un lieto fine. Tudor arriva a Torino come collaboratore di Andrea Pirlo, accusando quest’ultimo di averlo letteralmente accantonato e messo allo stesso livello degli altri. Si sfoga tra le mura di casa rivolgendo ad un quotidiano croato le sue rimostranze nei confronti dell’ormai attuale tecnico del Karagumruk dichiarando che non sarebbe più diventato l’assistente di nessuno in quanto allenatore a tutti gli effetti.  Il calcio è una giungla, la mia sopravvivenza può dipendere da una tua sconfitta, ecco perché bisogna essere dei veri e propri leoni se si vuole rimanere ad alti livelli. Questo Tudor lo sa è nel suo dna e lo dimostra sulla panchina del Verona. Anche qui ingaggiato come sostituto di Eusebio di Francesco, il tecnico croato dimostra che arrendersi non è un vocabolo contemplato nel suo vocabolario. Con lui l’Hellas raggiunge risultati notevoli riuscendo spesso a spazzare via anche le big del campionato piazzandosi nella parte sinistra della classifica ad un passo dall’Europa. Un po’ come fu per un altro croato proveniente proprio dall’ Hajduc Spalato, Ivan Juric. Che si tratti di destino? 

    LA RIVINCITA – Ora per Tudor è arrivato il momento di raccogliere ciò che ha seminato. Complice anche una serie di eventi che spesso nel calcio fanno la fortuna o la sfortuna di qualcuno, il tecnico croato siederà sulla panchina dell’Olympique Marsiglia a seguito dell’addio a sorpresa di Sampaoli. Tudor si ritrova con una squadra in salute che vanta una semifinale di Conference League persa contro il Feyenoord e un secondo posto in Ligue 1 che gli vale l’accesso alla competizione più ambita, la Champions. “Per me rappresenta una grande sfida. Tutti conoscono la grandezza di questo club. Voglio un gioco intenso e non basato solo sulla difesa. Le persone allo stadio devono divertirsi e non rimanere deluse. Bisogna scegliere i giocatori adatti al mio gioco, con voglia e passione ci arriveremo ma dovremmo fare un passo alla volta”. Queste le parole durante la sua presentazione come nuovo allenatore del club. Una personalità la sua forte e determinata che si riflette inevitabilmente nelle squadre che allena dando loro un identikit inconfondibile. Tutto questo fa sperare che sarà così anche per il Marsiglia e non possiamo che augurare al Mister un grande in bocca al lupo. 
     

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