LE TRE RIVOLUZIONI: la Legge 91, Bosman e calciomercato.com
Puntata numero 3: Le rivoluzioni)
Una prima data importante è quella del 4 marzo 1981. Quel giorno viene promulgata la Legge 91 che regola giuridicamente i rapporti di lavoro professionistico in campo sportivo. Sul piano pratico è la fine del vincolo, in base al quale il cartellino di un giocatore apparteneva “a vita” al club di proprietà.
Se ne parlava già da un po’. Nel ’78 dopo un esposto dell’avvocato Campana, presidente dell’Aic, un blitz dei Carabinieri all’hotel Da Vinci, a Milano, aveva interrotto le trattative di calciomercato per “accertare eventuali violazioni”. Già allora si voleva sottolineare come fosse necessario equiparare lo status dei calciatori professionisti a quello di tutti i lavoratori. Ricordo una serie di copertine del Guerin Sportivo dedicate a questo tema non propriamente di gossip ma piuttosto di politica sportiva, altri tempi e altri giornali.
Dopo molte riunioni del governo si arriva finalmente alla nuova legge, punto di svolta che mette fine all’epoca dei calciatori “merce di scambio”. Prima infatti erano le società a decidere il destino di un loro atleta, nel bene o nel male. Prima – guardando la questione da un’altra prospettiva – era più facile che un giocatore restasse legato a vita al proprio club, che fosse insomma una “bandiera”, come Gigi Riva al Cagliari. Adesso sarebbe stato il caos, dicevano. Succede sempre così, all’alba di una nuova era. Il destino ti avvolge implacabile ma tu ti aggrappi al passato fingendo che tutto proceda come sempre. E invece no.
Cinque anni dopo, nel 1986, la Legge 91 trova effettiva applicazione con il passaggio di Dario Bonetti dalla Roma al Milan. A fare il grande passo è Silvio Berlusconi che ha fatto appena in tempo ad acquisire il club rossonero da Giusy Farina e subito fa qualcosa di clamoroso. Deposita appunto il contratto di Bonetti, stopper venticinquenne in scadenza di contratto con i giallorossi. Giocherà con il Milan nella nuova stagione.
Si scatena la polemica. Bonetti va fuori rosa. È giusto o no? Gli svincolati come si comporteranno in campo? Saranno motivati quando andranno ad affrontare la squadra per la quale giocheranno dalla stagione successiva? Sono chiacchiere inutili. In fondo gli accordi sotto banco erano stati sempre fatti, anche senza la legge 91. Così non succede nulla di travolgente. Come spesso accade nel calcio, le rivoluzioni annunciate si trasformano in piccoli e timorosi aggiustamenti al sistema.
Ma il 1995 è dietro l’angolo. Prima c’è la progressiva trasformazione dei club in società con fini di lucro, attraverso un percorso di crisi sempre più marcata. Due avvenimenti portano lo scossone tanto atteso. Da un lato l’avvento delle pay tv, dall’altro la sentenza Bosman. Quest’ultima viene considerata come il definitivo spartiacque tra il calcio tradizionale e il cosiddetto calcio moderno.
Jean Marc Bosman, centrocampista belga di non eccelse qualità, fa causa al Royal Liegi che non lo fa più giocare, alla federazione del suo paese e all’Uefa. La Corte di Giustizia europea accoglie il ricorso sulle due questioni sollevate dai legali del calciatore: primo, il diritto di un club di pretendere da un’altra società un indennizzo per un giocatore a scadenza di contratto e, secondo, la facoltà delle federazioni di includere nei regolamenti norme restrittive della partecipazione di giocatori stranieri alle competizioni sportive.
Bosman stravince. E il calcio teme di straperdere, se non di morire. Si crea un vuoto normativo. Ma la vita (del calcio) prosegue. L’estate prima di Bosman il Milan aveva preso Baggio in scadenza dalla Juventus versando comunque ai bianconeri 18 miliardi di lire. L’anno dopo invece Vialli, a fine contratto, se ne va gratis da Torino per una montagna di sterline che il Chelsea è lieto di pagare sì, ma direttamente all’attaccante.
Si era cercato di limitare i danni. Ma alla fine tutti si adeguano, in un modo o nell’altro. Non è poi da molto tempo che i club fanno grandi affari, serenamente, all’insegna del parametro zero. Pirlo dal Milan alla Juventus il caso forse più eclatante, a zero euro, degli ultimi anni. Poi ne sono arrivati anche altri. Ora acquistare giocatori a parametro zero è normale, che sia conveniente dipende dall’abilità degli operatori di mercato.
La Legge Bosman ha cambiato il calcio, sì. Da vecchio a nuovo, con le grandi squadre sempre più potenti e le piccole sempre meno in grado di creare fastidi, meno capaci di inserirsi nelle conquiste di trofei importanti. La Champions una volta la vincevano anche squadre come Steaua Bucarest, Stella Rossa o Marsiglia. Oggi è appannaggio delle solite note: Real Madrid, Bayern, Manchester United, Barcellona.
Quel terremoto avviato da Bosman era comunque foriero di tante novità in un mondo che stava già cambiando, preparandosi alle rivoluzioni dei nostri giorni e a quelle che credo arriveranno nei prossimi. Bosman e non solo.
C’è un’ultima storia che forse avete già letto su questo portale, nato appunto in quel periodo, nel 1996. È la storia di calciomercato.com, l’ispirazione lucida di Carlo Pallavicino, agente di calciatori nonché giornalista passato da quella palestra di talenti che era Tuttosport, illuminato dalle prospettive del dopo Bosman.
Da buon visionario, si immagina gli scenari futuri, o meglio percepisce un’esigenza immediata: la necessità dei club europei di conoscere le scadenze contrattuali di ogni singolo giocatore. Detto fatto, calciomercato.com nasce come un sito di servizio, pur viaggiando alla lenta velocità di internet 1.0. Ha un successo clamoroso e immediato, poi si trasforma in qualcosa di più ricco ed organico, diventa una piattaforma di notizie. Completa infine il suo percorso di crescita e maturazione trasformandosi in un giornale online, un luogo di confronto d’opinioni. Altro successo spiazzante.
Ed ecco il nuovo sito. Lunga vita a calciomercato.com e al gioco del calcio con o senza Bosman.