Tramontana: 'Calhanoglu sposta gli equilibri e i numeri lo dimostrano. Temuto da avversario, all'altezza di Eriksen'
Non voglio rischiare di essere di parte, perciò lascio che questa mia convinzione venga supportata dai fatti. Le statistiche dicono che Calha, con la maglia rossonera, in 172 presenze ha segnato 32 gol e fornito ai compagni la bellezza di 48 assist, non certo numeri da poco. Da avversario ho sempre temuto Calhanoglu, mi dava l’impressione di essere capace di inventare qualcosa di speciale da un momento all’altro. Credo che Hakan sia in grado di fare tutto, ha il piede fino, ha il tempo giusto per gli inserimenti, segna, regala assist ai compagni grazie anche alla innata capacità di battere in modo esemplare i calci piazzati. Forse chi lo vedeva trequartista non ha realizzato fino in fondo le capacità del giocatore turco. Calha ha dimostrato all’Inter di essere prezioso sia in fase di costruzione che in quella d’interdizione, diventando un interno di centrocampo che si è inserito da subito alla grande tra la coppia di “gemelli” Barella-Brozovic e, sia chiaro, non era affatto facile. Hakan ha dovuto affrontare, una volta diventato nerazzurro, anche un altro difficilissimo ostacolo. La tragedia, per fortuna solo sfiorata, che ha coinvolto Eriksen ha costretto Marotta e Ausilio a darsi da fare. Sostituire il danese era impresa ardua e la società nerazzurra non ha avuto dubbi: la scelta è ricaduta sul quel numero 10 rossonero per cui parlavano i numeri. Il peso di dover sostituire Eriksen era notevole. Il danese per i tifosi nerazzurri significava tantissimo, lo amavano per tutta la storia che si portava dietro. Eriksen era arrivato tra l’entusiasmo generale ma Conte, prima di dargli importanza, ha aspettato un anno intero. Il tifo nerazzurro non ha mai smesso di aspettarlo ma quando Marotta ha parlato apertamente di una sua possibile cessione gli stessi tifosi si erano preparati all’inevitabile. Il destino ha voluto che il danese esplodesse e diventasse decisivo per il diciannovesimo scudetto. Il resto è storia prima triste e poi, per fortuna, molto felice. Ora Eriksen veste la maglia rossa dello United, la sua vita va avanti e il suo calcio non ha smesso di essere espresso.
Non era facile per Calha che però, fin da subito, ha saputo conquistare l’esigente pubblico nerazzurro con le sue meravigliose giocate. Come fatto prima chiamo i numeri a sostegno della mia tesi: 48 partite condite da 9 reti (gol pesanti anche contro Milan e Juventus) e, soprattutto, da 13 assist. Si parla dunque di 220 partite tra Milan e Inter con 41 gol e 61 assist. Non sono dati da uno qualunque ma di un giocatore che spesso sposta gli equilibri e che, ovviamente, diventa utilissimo a tutta la squadra. Inzaghi ha capito subito la portata e lo spessore del turco, il centrocampo nerazzurro con il trio Barella-Brozovic-Calhanoglu è completo e complementare. Da mezzala Calha può mostrare tutto il suo valore non solo per il suo enorme bagaglio tecnico ma anche per il suo spirito di sacrificio in favore dei suoi compagni e della squadra. La voglia di vincere è sempre viva nei sogni del turco ma, nonostante i due trofei vinti, ad Hakan manca lo scudetto e, c’è da scommetterci, farà di tutto per riuscire a vincerlo quest’anno.