Toromania: una dirigenza perduta nell'improvvisazione
E' arrivato il 30 di gennaio, e i “due giocatori nuovi” che Urbano Cairo aveva promesso a Giampiero Ventura “entro il 10 gennaio” non sono ancora arrivati. Ne è giunto uno solo, Maxi Lopez, che ha pure iniziato bene (gol e assist nelle prime due apparizioni), ma è un fatto pressochè casuale. Già, perchè questo è il dramma autentico della condotta torinista in questa sessione di mercato: non tanto e non solo il fatto che i cordoni della borsa del patron siano rimasti completamente serrati (da cui il furoreggiante hashtag #cairobraccino sui social network), no: quel che davvero deve far preoccupare è qualche cosa che non cambierà neppure se nelle ultime 72 ore di trattative arrivassero tre improbabili colpi di grande livello. Ed è l'improvvisazione.
Che la squadra assemblata in estate palesasse gravissime lacune era evidente agli esperti del settore come al semplice osservatore. Gli errori in fase di costruzione, per l'appunto molto evidenti, hanno trovato – qualora ce ne fosse stata necessità – conferma nell'andamento in campo e nei numeri: quelli di un attacco asfittico, non supportato da un centrocampo quanto mai povero di qualità. Ordunque, a fronte di problematiche emerse in una fase tanto iniziale dei giochi, era lecito aspettarsi che la dirigenza del Torino si presentasse alla riapertura del mercato con idee chiarissime in testa: dove intervenire, a chi rivolgersi, per agganciare chi. Anzi, un club lungimirante avrebbe imbastito i discorsi con i soggetti coinvolti ben prima dell'inizio ufficiale delle trattative.
E invece... Per esempio, Lopez: l'attaccante argentino non era minimamente nei progetti; l'idea è nata così, da un momento all'altro, dopo la partita Chievo-Torino. Discorso aperto e chiuso rapidamente, del resto non presentava ostacoli. E a livello di comunicazione, le cose non vanno meglio: il succitato annuncio pubblico di Cairo con tanto di scadenza (al 10 gennaio) non era supportato da nessun elemento concreto, nemmeno da quel Pinilla inseguito che, all'atto della dichiarazione presidenziale, era in realtà già perduto. Incomprensibile, come al limite del grottesco è stata la gestione dei portieri, e l'acquisto di un nuovo elemento – Ichazo, magari pure di prospettiva e qualità – che poteva arrivare a giugno e invece creerà problemi nelle liste Uefa. La fortuna e la professionalità di tecnico e allenatori hanno reso le settimane di gennaio meno traumatiche di quanto avrebbero potuto essere, senza rinforzo alcuno; ma meriti di chi dirige la baracca, in questo caso, ce n'è ben pochi. Se non nessuno.
Che la squadra assemblata in estate palesasse gravissime lacune era evidente agli esperti del settore come al semplice osservatore. Gli errori in fase di costruzione, per l'appunto molto evidenti, hanno trovato – qualora ce ne fosse stata necessità – conferma nell'andamento in campo e nei numeri: quelli di un attacco asfittico, non supportato da un centrocampo quanto mai povero di qualità. Ordunque, a fronte di problematiche emerse in una fase tanto iniziale dei giochi, era lecito aspettarsi che la dirigenza del Torino si presentasse alla riapertura del mercato con idee chiarissime in testa: dove intervenire, a chi rivolgersi, per agganciare chi. Anzi, un club lungimirante avrebbe imbastito i discorsi con i soggetti coinvolti ben prima dell'inizio ufficiale delle trattative.
E invece... Per esempio, Lopez: l'attaccante argentino non era minimamente nei progetti; l'idea è nata così, da un momento all'altro, dopo la partita Chievo-Torino. Discorso aperto e chiuso rapidamente, del resto non presentava ostacoli. E a livello di comunicazione, le cose non vanno meglio: il succitato annuncio pubblico di Cairo con tanto di scadenza (al 10 gennaio) non era supportato da nessun elemento concreto, nemmeno da quel Pinilla inseguito che, all'atto della dichiarazione presidenziale, era in realtà già perduto. Incomprensibile, come al limite del grottesco è stata la gestione dei portieri, e l'acquisto di un nuovo elemento – Ichazo, magari pure di prospettiva e qualità – che poteva arrivare a giugno e invece creerà problemi nelle liste Uefa. La fortuna e la professionalità di tecnico e allenatori hanno reso le settimane di gennaio meno traumatiche di quanto avrebbero potuto essere, senza rinforzo alcuno; ma meriti di chi dirige la baracca, in questo caso, ce n'è ben pochi. Se non nessuno.