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Toromania: storia di chi fugge e di chi resta. La Torino granata è diversa da quella bianconera
CHI FUGGE - Poi c’è chi fugge, chi infarcisce i propri profili social con appelli a restare a casa ma che intanto ha lasciato Torino e l’Italia per andare in Argentina, in Germania o per volare in Lussemburgo. Nulla di illegale, ma se parliamo di personaggi pubblici come Gonzalo Higuain, Sami Khedira, Miralem Pjanic e Douglas Costa, che in maniera ipocrita invitano gli altri a restare a casa, ci si aspetterebbe il buon esempio. I bianconeri hanno usufruito di benefici che ai comuni mortali non spettano, neanche se vogliono ricongiungersi con parenti malati e distanti: il tampone non sarebbe stato fatto a nessun altro lavoratore in isolamento perché un suo collega è risultato positivo, chiunque sarebbe dovuto restare a casa per tutti i quattordici giorni previsti.
CHI RESTA - Poi c’è chi resta, come il franco-ivoriano Koffi Djidji, non un calciatore tecnicamente paragonabile ai tre della Juventus, che dalla sua abitazione in centro città da tempo invita gli italiani e i francesi ad avere comportamenti responsabili. Ci sono i brasiliani Lyanco e Bremer, preoccupati per i loro cari in Sudamerica con cui sono in costante contatto, ma rimasti a Torino. Così come il venezuelano Tomas Rincon, anche lui lontanissimo da casa. Anche nella Torino bianconera ci sono tante storie di chi resta, pur non essendo l’Italia il proprio Paese natale, come ad esempio Wojciech Szczęsny.
Storie di chi fugge e di chi resta - per citare il romanzo di Elena Ferrante - di giocatori considerati eroi per qualche gol.