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    Toromania: se si gioca per pareggiare alla fine si perde. Succede sempre così

    Toromania: se si gioca per pareggiare alla fine si perde. Succede sempre così

    • Andrea Piva
    Se giochi il derby per pareggiarlo, alla fine lo perdi: una legge non scritta ma che troppe volte abbiamo visto applicarsi negli ultimi anni tra Torino e Juventus. La squadra di Juric ieri non è scesa in campo con l’intento di strappare un puntuncino, anzi: nel primo tempo ha fatto la partita, ha provato a imporre il proprio gioco e ha anche sfiorato la rete in un paio di occasioni. Poi nella ripresa qualcosa è cambiato: la Juventus ha iniziato a spingere e il Torino ha subito sempre più passivamente la manovra avversaria, si è abbassato, ha pensato più a difendersi che ad attaccare, iniziando forse a pensare che uno 0-0 poteva andare bene. E’ così che alla fine ha subito la rete di Locatelli che ha deciso la partita. 

    I cambi di Juric non hanno certo aiutato: fuori Sanabria e Brekalo, dentro Baselli (adattato a fare la punta) e un mediano di rottura come Rincon. Certo in panchina Juric non aveva molte alternative in attacco (Belotti, Zaza e Pjaca sono tutti infortunati) e forse proprio per questo avrebbe dovuto chiedere uno sforzo in più al centravanti e al trequartista anziché toglierli, perché il messaggio che è arrivato, anche in campo, è che nel finale si doveva proteggere il pari. E’ così che dopo il gol di Locatelli, quando si sarebbe dovuto attaccare a testa bassa alla ricerca dell’1-1, il Torino si è ritrovato senza giocatori offensivi in campo.

    Per la ventesima volta negli ultimi venticinque derby (quelli da quando Cairo è presidente del Torino) la Juventus ha alla fine portato a casa la vittoria. Non può essere un caso. E meno male che a parole, bianconere, (ieri Nedved, prima Allegri) il derby è un partita che conta solo per il Toro. Contro nessun’altra squadra hanno raccolto così tanti punti dal 2006 a oggi. 

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