Toromania: la parola d'ordine non deve essere 'plusvalenza'
L'importante non è vincere ma fare plusvalenze. Pierre de Coubertin ci perdonerà per aver modificato la sua massima sostituendo un fondamentale valore dello sport, come il partecipare facendo il massimo per giungere lealmente alla vittoria, con un termine proveniente dal mondo degli affari e legato al denaro. In questi giorni, però, per raccontare ciò che è accaduto al Torino negli ultimi anni la parola più utilizzata è proprio plusvalenze.
Il primo a usare questo specifico vocabolo è stato Giampiero Ventura che, stufo dei paragoni con il suo predecessore in Nazionale, ha sbottato: “Mentre Conte vinceva tre scudetti io facevo fare plusvalenze milionarie”. Certo, le poche grandi soddisfazioni sportive avute al Torino dall'attuale ct Azzurro, come la vittoria al San Mamés, non sono certo paragonabili a degli scudetti, con quelle parole però Ventura ha trovato la ricetta perfetta per non farsi rimpiangere dal popolo granata: prendere i successi dei rivali bianconeri, aggiungere gli insuccessi del Toro e mescolare il tutto con la vendita dei calciatori migliori, da Ogbonna a Maksimovic, passando per D'Ambrosio, Cerci, Immobile, Darmian, Glik e Peres. Servire freddo.
La replica a Ventura è arrivata poi dal direttore sportivo granata: Gianluca Petrachi. “In questo mercato abbiamo fatto ottime plusvalenze – ha esclamato il dirigente - credo sia legittimo ricordare che questo accade dal mio arrivo, mentre prima il Toro navigava in brutte acque e perdeva 15 milioni a stagione. Da quando c’è Petrachi al Toro si producono plusvalenze. Mi avvicino al settimo anno: se è cambiato qualcosa credo che un merito lo abbia anche il direttore sportivo”. Di chi sia il merito maggiore di queste plusvalenza è difficile dirlo, forse sarebbe più giusto dividerlo tra tutte le parti in causa: allenatore, ds e calciatori stessi, senza ovviamente dimenticare il presidente Cairo.
Dopo tutte le parole spese per le varie plusvalenze ora sarebbe il caso che al Torino si iniziasse a pensare al campo e magari a pianificare i successi futuri. I tifosi sono entità differenti dai commercialisti: i bilanci e le plusvalenze interessano più a quest'ultimi, ai primi interessa invece divertirsi e vedere la propria squadra vincere, in modo da sentir parlare ex allenatori o direttori sportivi parlare dei successi ottenuti con il Torino e non dei milioni incassati dalla società attraverso la vendita dei calciatori migliori.