Toromania: Il metodo Ventura
Non c’è più Bianchi, né Ogbonna, in questo Toro. C’è però ancora la stessa società che un anno fa ha festeggiato la promozione in A e c'è lo stesso tecnico che nel massimo campionato la squadra l’ha portata, se non addirittura trainata. Da questa grande fortuna, dalla riconferma di Ventura dunque, è ripartita la stagione del Toro. Non era scontata questa notizia e quando Corini è rimasto a spasso, più di qualche voce suggeriva un cambio alla guida dei granata. Così non è stato, per fortuna del Toro stesso e della sua possibilità di togliersi qualche soddisfazione, perseguendo la strada della continuità. Questa continuità non è solo riscontrabile nei giocatori riconfermati e in quelli riscattati, ma si rintraccia anche nel metodo di lavoro di Ventura, che funziona e restituisce qualcosa (lui le chiama conoscenze) a ogni singolo giocatore. E’ un metodo che funziona, come abbiamo detto, anche perché a questo abbina una capacità di fare gruppo che non è comune a molti. Piccoli gesti, come quello di ieri, hanno un valore importante per chi – seppure profumatamente pagato – in questi giorni di ritiro precampionato comunque si sta sacrificando: un pomeriggio libero e di riposo, a volte, vale più di mille parole e di altri gesti. Poi ci sono i colloqui individuali, quasi dei confessionali, nei quali Ventura dà il meglio di sé, suggerendo sempre quella che per lui può essere la strada giusta per arrivare ad un obiettivo. E così crescono i giocatori, nuovi o ‘vecchi’ che siano: ognuno può imparare qualcosa. E chi c’era già può continuare a lavorare attraverso un metodo che, per quanto possa essere perfettibile, alla fine funziona e ha funzionato. Almeno fino ad oggi. Il domani del Toro però, se la continuità sarà sempre alla base dei ragionamenti di Cairo e Petrachi, non potrà che essere una piccola – seppure lenta – crescita complessiva.