Toromania: effetto 'Cerci-Amauri' sugli spalti dell'Olimpico
Sono 8000 i tifosi del Torino che hanno sottoscritto il mini-abbonamento (da 40 euro) per le tre partite del girone di Europa League; giovedì sera, allo stadio, oltre a loro erano presenti circa 5500 paganti, per un totale di 13500 spettatori (cui aggiungere i 180 coraggiosi vichini giunti da Helsinki per supportare una squadra con poche speranze). Una miseria, uno spettacolo sconfortante per il vasto pubblico televisivo che ha ammirato la vittoria di Amauri e soci. E i numeri non sono stati molto diversi neppure nel turno precedente, contro il Copenaghen (13700 i presenti), e pure in campionato, con l'Udinese, i paganti sono stati 3600.
Eppure nei turni preliminari della stessa coppa, giocati in pieno periodo vacanziero (metà agosto) e contro avversarie modeste dallo scarsissimo fascino sulle masse (Brommapojkarna e Spalato), insomma con condizioni che avrebbero giustificato i famosi “ampi vuoti sugli spalti”, l'Olimpico era andato pressochè esaurito, superando le 25000 presenze. Questo d'altronde è il pubblico del Toro che tutti conoscono: caloroso, legato ai propri colori al di là dei risultati, radicato in città; cos'è successo da allora, da agosto? Cosa è stato in grado di spegnere in così poco tempo il grande entusiasmo che era come sempre acceso nei vecchi cuori granata?
Non i risultati, che – ottimi in Europa – in campionato non sono brillantissimi ma nemmeno tanto disastrosi da giustificare un tale crollo. Né i prezzi, sicuramente non ipereconomici (25 euro per la Maratona – con l'inedito di una differenza di prezzo fra le due curve). Una cosa è accaduta da allora: la cessione di Cerci, e la sua non adeguata sostituzione. In una parola, il calciomercato. Perchè i tifosi avevano firmato una cambiale in bianco, anche dopo la partenza di Immobile, che prevedeva una sola clausola: la permanenza del rimanente gemello del gol, o per lo meno il rafforzamento di una squadra che doveva lottare su più fronti. La delusione è stata forte anche per i più strenui difensori dell'operato di Cairo. Starà...ad Amauri, ora, far ricredere tutti: la sua opera di persuasione è iniziata proprio giovedì sera.
Eppure nei turni preliminari della stessa coppa, giocati in pieno periodo vacanziero (metà agosto) e contro avversarie modeste dallo scarsissimo fascino sulle masse (Brommapojkarna e Spalato), insomma con condizioni che avrebbero giustificato i famosi “ampi vuoti sugli spalti”, l'Olimpico era andato pressochè esaurito, superando le 25000 presenze. Questo d'altronde è il pubblico del Toro che tutti conoscono: caloroso, legato ai propri colori al di là dei risultati, radicato in città; cos'è successo da allora, da agosto? Cosa è stato in grado di spegnere in così poco tempo il grande entusiasmo che era come sempre acceso nei vecchi cuori granata?
Non i risultati, che – ottimi in Europa – in campionato non sono brillantissimi ma nemmeno tanto disastrosi da giustificare un tale crollo. Né i prezzi, sicuramente non ipereconomici (25 euro per la Maratona – con l'inedito di una differenza di prezzo fra le due curve). Una cosa è accaduta da allora: la cessione di Cerci, e la sua non adeguata sostituzione. In una parola, il calciomercato. Perchè i tifosi avevano firmato una cambiale in bianco, anche dopo la partenza di Immobile, che prevedeva una sola clausola: la permanenza del rimanente gemello del gol, o per lo meno il rafforzamento di una squadra che doveva lottare su più fronti. La delusione è stata forte anche per i più strenui difensori dell'operato di Cairo. Starà...ad Amauri, ora, far ricredere tutti: la sua opera di persuasione è iniziata proprio giovedì sera.