Toromania: è più bello salvarsi davanti a Lotito. Il Toro è da A, ma Cairo è da B
Con lo 0-0 di ieri il campo ha decretato che il Torino è ancora da serie A ma solo perché ci sono state tre squadre che sono riuscite a fare ancora peggio, non perché la squadra granata l’abbia davvero meritata questa salvezza. E poi c’è Urbano Cairo, che a differenza della sua squadra è da serie B: la lite con Immobile davanti allo spogliatoio e la replica via Instagram, in cui non solo non ha smentito le accuse che gli ha mosso l’attaccante ma ha replicato rivangando vecchi rancori, non sono certamente degni di un presidente da serie A. E se a questo aggiungiamo gli insulti alla sindaca Chiara Appendino e la lunga serie di promesse e buoni propositi mai mantenuti non ne esce un quadretto idilliaco per il presidente del Torino.
Dopo la partita Cairo ha immediatamente confermato il dt Davide Vagnati ma non ha fatto altrettanto con il tecnico Davide Nicola e con il capitano Andrea Belotti. “Parlerò con entrambi” ha spiegato, lasciando però presagire un addio sia dell’allenatore che del centravanti. E sarebbe un doppio errore. Non rassicurano del tutto neanche le sue parole sul futuro: non ha parlato di Europa o di progetti ambiziosi il presidente granata, non ha nemmeno parlato di voler rinforzare la società con strutture da serie A (stadio di proprietà, completamento del Filadelfia), ha solamente annunciato una rifondazione: ma ha la forza e la volontà di mettere in atto quella rivoluzione, che parta a livello dirigenziale a arrivi alla squadra, che davvero serve? I 16 anni della sua gestione non permettono di essere ottimisti.