Toromania:| Cuore e applausi, oltre la fortuna
Se una persona, un tifoso, dovesse prendersela col Toro di queste ultime due settimane, di certo ne avrebbe di più da dire ai granata scesi in campo contro il Catania che a quelli che hanno vinto - con un po' di fortuna - col Siena. Il motivo è semplice: a Catania il Toro andava a giocare per il pari e dopo 15' si ritrovava in superiorità numerica. Per 80' i granata hanno subito gli avversari, peraltro perdendo praticamente tutti i diffidati per la sfida successiva: insomma, il sacrificio di queste cinque squalifiche non ha portato nemmeno il beneficio della vittoria in terra siciliana. Contro il Siena, invece, con un undici titolare che era la conseguenza naturale di quanto accaduto col Catania, il Toro ha fatto la sua onesta e caparbia partita.
Certo, non ci si è spellati le mani a forza di applausi, ma nemmeno si è vista una squadra brutta: il divertimento c'è stato, la prestazione pure: e consideriamo che in campo c'era gente che non ha mai giocato assieme prima di quel momento. Su Caceres addirittura si temeva un effetto comico e invece l'ex Maiorca non ha nemmeno sfigurato nel suo ruolo di terzino sinistro. Brighi si è tolto qualche sassolino dalle scarpe (oltre che la polvere di dosso, con la sua esultanza dopo il gol), rispondendo indirettamente a Ventura che negli ultimi due mesi l'ha relegato costantemente in panchina. E infine Sansone, che ha faticato come non mai e non ha retto i 90' anche lui per lo scarso impiego degli ultimi tempi. Tutti e tre però hanno dimostrato di poterci stare eccome in questo Toro, e sono stati l'emblema di una prestazione di cuore, anche se non tecnicamente perfetta (anzi...).
Allo stesso modo poi non va dimenticato Di Cesare in coppia con Rodriguez al centro della difesa: forse nemmeno in allenamento i due avevano mai giocato insieme prima. Insomma, il Toro si è confermato ancora una volta un gruppo capace di sopperire alle difficoltà e alle assenze: se quel rigore di Rosina fosse finito in rete sarebbe cambiata di poco questa valutazione, anche perché di più questo Toro non poteva fare. Scelte obbligate e giocatori scarsamente utilizzati portano a questo: una prestazione gagliarda, ma che nel finale ti può portare rischi e sofferenze. Così è stato, ma alla fine ha avuto ragione il Toro, graziato da un suo ex capitano amato e odiato senza mezze misure e che, inconsciamente, ha segnato il suo non-gol più bello nella piazza granata.