Quando ci sono pochi soldi, la differenza la fanno le idee, la programmazione e il tempismo. Il Toro di Cairo, finora, sul mercato si era mosso sempre con grande improvvisazione, chiudendo operazioni last-minute, spesso rivelatesi inutili. Stavolta, forse, qualcosa è cambiato. Certo, la rete di scouting internazionale non è all'altezza delle aspettative dei tifosi granata e di molte squadre italiane, ma il Toro probabilmente riuscirà lo stesso a chiudere un'operazione significativa. Il possibile-probabile arrivo di Dolly Menga, classe 1993 del Lierse (Belgio), significa innanzitutto che il Toro è attivo sul mercato europeo ed internazionale e che, se ci riuscirà, prendendo un giocatore simile a gennaio avrà fatto (forse inconsciamente?) un'operazione di programmazione che mai si era vista in era Cairo. 

Difatti, si tratterebbe di prelevare dall'estero un giocatore che non conosce il campionato italiano, inserendolo in un gruppo consolidato già a gennaio, il tutto per farlo ambientare (magari anche già giocare qualche spezzone di gara) ed averlo pronto per la stagione prossima. Tutto ciò è possibile solo se la società si muove coi tempi giusti e, al contempo, se la squadra in questo momento del campionato si ritrova già sulla buona strada per salvarsi. E' il caso del Toro, stranamente. Tutto sembra funzionare come una società 'normale'. 

E' significativo infatti che ci si stupisca per così poco ma, d'altronde, nessuno era stato abituato così in granata, da quando Cairo è presidente. Forse qualcosa, allora, sta cambiando: si tratta di piccoli passi e non di svolte epocali di una gestione che ha sempre manifestato problematiche evidenti, ma è già qualcosa. Intanto i tifosi, ironia sul nome a parte, tifano per l'arrivo di Menga e per il buon esito della trattativa lampo imbastita dal d.s. Petrachi. Forse si potrà chiudere già oggi: se così fosse, il Toro avrà messo un piccolo mattoncino in più all'interno del suo processo di lenta e graduale crescita societaria.