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    Toromania: Belotti va convinto a rimanere

    Toromania: Belotti va convinto a rimanere

    • Andrea Piva
    Da un capitano si sarebbero tutti aspettati parole diverse da quelle che invece Andrea Belotti ha pronunciato ai microfoni della Rai, non promesse vane di fedeltà eterna alla maglia del Torino, ma neanche ipotesi di addio a fine stagione per andare in una “grande squadra”, a patto di essere titolare. Forse il Gallo non è riuscito a esprimere perfettamente ciò che aveva in mente e non voleva dare l'impressione, che invece ha dato, di considerare il Toro una sorta di trampolino di lancio verso altri traguardi. D'altronde in questi suoi due anni e mezzo in granata in campo ha sempre dato ben altra impressione: ha sempre corso, lottato, recuperato palloni come se fosse un mediano. Insomma, l'impegno non è mai mancato, neanche in questa stagione in cui non è riuscito a segnare con la stessa continuità dello scorso anno.

    Se è vero che da un capitano non ci si aspetterebbe sentir parlare di un possibile addio per trasferirsi in una grande, è altrettanto vero che quelle dichiarazioni non hanno certo sorpreso. Da troppe stagioni ormai, ogni anno, il presidente granata Urbano Cairo cede uno o più dei suoi giocatori migliori: nel 2013 andò via Ogbonna, nel 2014 partirono prima D'Ambrosio poi Cerci e Immobile, nel 2015 Darmian, nel 2016 Glik, Maksimovic, Peres e, per la seconda volta, Immobile (che non fu riscattato), nel 2017 Zappacosta. Raramente chi è stato ceduto è stato poi rimpiazzato adeguatamente, spesso sono arrivate scommesse, alcune sono state vinte (come Moretti che sostituì Ogbonna), altre sono state perse: è il caso, ad esempio, dei sostituti di D'Ambrosio e Cerci, Vesovic e Amauri. Da tempo i tifosi del Toro temono che alla lista delle cessioni eccellenti un giorno si aggiungerà anche il nome di Belotti, l'intervista rilasciata dal Gallo non ha fatto altro che far tornare vivo più che mai quest'incubo.

    Se Belotti, così come i vari Cerci, Immobile, Darmian prima di lui, vorrà effettivamente lasciare il Torino, non sarà per una mera questione economica, ma per le legittime ambizioni che ogni sportivo ha. Quella granata è una squadra che, al di la delle dichiarazioni, non sta crescendo e continua a galleggiare nella posizioni di metà classifica, negli ultimi anni ha centrato la qualificazione all'Europa League una sola volta, ma ormai sono passati quattro anni e nei campionati successivi il Torino ha sempre vissuto nell'anonimato della parte centrale della classifica. Difficile quindi per un calciatore di qualità resistere al corteggiamento di squadre che una coppa europea la giocano ogni anno e che lottano per le posizioni di vertice della classifica. Non basta una storia unica e gloriosa per far sì che i migliori giocatori restino, serve anche la volontà di trattenerli e di costruire intorno a loro un progetto ambizioso che possa onorare al meglio quella storia. Il tempo e le possibilità per costruire questo progetto Cairo li ha, la base da cui partire potrebbe essere proprio Belotti: trattenerlo e costruirgli intorno una squadra realmente competitiva potrebbe essere un buon inizio.

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