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Toromania: arbitro, Dov'eri? Cairo, dove sei?
Il semplice quanto amaro gioco di parole che ha riscosso il maggior successo, nella settimana granata post-Napoli, è stato “Arbitro, Dov'eri?”, rivolto al direttore di gara Daniele Doveri colpevole di non aver sanzionato l'evidente scorrettezza di Higuain su Glik, che ha determinato il risultato proprio al 90'. Ma accanto alle rimostranze verso il primo responsabile del misfatto (e dei suoi collaboratori, che pure avevano campo libero ma – come sempre – non sono intervenuti), c'è un altro movimento d'opinione, che prende forza con il passare dei giorni, e che si esprime in maniera simile verso un altro soggetto, chiedendo: “Cairo, dove sei?”.
Già, perchè stride il contrasto fra il rumoreggiare della piazza (perfino parte dei media non tace più gli scandalosi errori che penalizzano il Torino) e il silenzio di chi è danneggiato in prima persona, nel proprio tornaconto, da tali sviste. “Ma sì, che dire?, tanto la realtà è sotto gli occhi di tutti”, le uniche parole del presidente granata; definirle “inefficaci” è un pallido eufemismo. Anche perchè si tratta della tattica utilizzata ormai da lungo tempo, e i risultati di tale mancata presa di posizione sono, questi sì, “sotto gli occhi di tutti”: zero, o se possibile un trattamento ancora peggiore. Con metafora stradaiola, diremo che prendersele in beato silenzio è un tacito invito perchè la controparte continui a dartele.
Senza arrivare ai pianti continui di alcuni allenatori o alle esternazioni sopra le righe di certi presidenti, una reazione è d'obbligo. Si è arrivati al punto che perfino i Gianni & Pinotto dell'AIA, la coppia Nicchi-Braschi, ha scavalcato Cairo in decisionismo: il signor Doveri è stato sospeso per un turno, non essendogli stata affidata nessuna gara in questo fine settimana. Da parte sua, anche la curva Maratona farà la propria parte, con uno sciopero iniziale del tifo nel match di sabato contro il Livorno.
Tutti sanno che il detto “a fine stagione torti e ragioni si compensano” non contiene neppure il seppur minimo di verità, come testimonia la classifica scevra dei più evidenti errori che CM pubblica settimanalmente. Se il Toro non fa nessuna paura, nessun arbitro metterà nel proprio fischietto quel po' di coraggio che serve, per esempio, a interrompere un'azione pericolosa sia pure al 90', sia pure contro calciatori di nome e prestigio, sia pure contro un club più potente con un patron che per primo può testimoniare i benefici portati dall'alzare la voce. Magari non se ne esce “da signori”, magari si perde l'aplomb. Ma si difende la propria causa, la propia azienza, la propria squadra. Il Toro meriterà pure il minuscolo sacrificio di una pubblica incazzatura.
Già, perchè stride il contrasto fra il rumoreggiare della piazza (perfino parte dei media non tace più gli scandalosi errori che penalizzano il Torino) e il silenzio di chi è danneggiato in prima persona, nel proprio tornaconto, da tali sviste. “Ma sì, che dire?, tanto la realtà è sotto gli occhi di tutti”, le uniche parole del presidente granata; definirle “inefficaci” è un pallido eufemismo. Anche perchè si tratta della tattica utilizzata ormai da lungo tempo, e i risultati di tale mancata presa di posizione sono, questi sì, “sotto gli occhi di tutti”: zero, o se possibile un trattamento ancora peggiore. Con metafora stradaiola, diremo che prendersele in beato silenzio è un tacito invito perchè la controparte continui a dartele.
Senza arrivare ai pianti continui di alcuni allenatori o alle esternazioni sopra le righe di certi presidenti, una reazione è d'obbligo. Si è arrivati al punto che perfino i Gianni & Pinotto dell'AIA, la coppia Nicchi-Braschi, ha scavalcato Cairo in decisionismo: il signor Doveri è stato sospeso per un turno, non essendogli stata affidata nessuna gara in questo fine settimana. Da parte sua, anche la curva Maratona farà la propria parte, con uno sciopero iniziale del tifo nel match di sabato contro il Livorno.
Tutti sanno che il detto “a fine stagione torti e ragioni si compensano” non contiene neppure il seppur minimo di verità, come testimonia la classifica scevra dei più evidenti errori che CM pubblica settimanalmente. Se il Toro non fa nessuna paura, nessun arbitro metterà nel proprio fischietto quel po' di coraggio che serve, per esempio, a interrompere un'azione pericolosa sia pure al 90', sia pure contro calciatori di nome e prestigio, sia pure contro un club più potente con un patron che per primo può testimoniare i benefici portati dall'alzare la voce. Magari non se ne esce “da signori”, magari si perde l'aplomb. Ma si difende la propria causa, la propia azienza, la propria squadra. Il Toro meriterà pure il minuscolo sacrificio di una pubblica incazzatura.