Toro, se ci sei batti un colpo. E’ vero, non è obbligatorio battere una grande per salvarsi, ma i granata non ci sono mai riusciti, pur andandoci vicino. Quello di domenica, contro il Milan, è l’ultimo big-match di questa stagione per Bianchi e compagni. E’ l’ultimo test ad alto coefficiente di difficoltà per Ventura e i suoi uomini. Serve una reazione, dopo cinque partite consecutive senza successi e con la classifica che giorno dopo giorno si fa sempre più delicata, anche se la questione salvezza, per i granata, non appare comunque in discussione. E forse è proprio questo che dovrebbe spingere il Toro ad osare di più: peggio di quest’ultimo periodo non si può fare e nemmeno una pesante sconfitta a ‘San Siro’ potrebbe cambiare le cose. Allora tanto vale, prima di giocarsela con chi è alla propria portata (Genoa, Chievo e Catania), rischiare qualcosa in più, magari sfruttando quella spinta emotiva che senza dubbio trasmetterà il pomeriggio di sabato, ovvero quel ricordo del 4 maggio 1949: la commemorazione della tragedia di Superga ha quasi sempre dato manforte alla squadra. Potrebbe accadere anche stavolta, se Bianchi e i suoi compagni riusciranno a recepire quanto più grande sia il dono del ricordo di quel tragico fatto. E’ un concetto forse banale, ma è quanto più realistico: se il Toro di Ventura saprà emozionarsi di fronte a tanto affetto della gente, a distanza di 64 anni, allora tutto potrà diventare possibile. Altrimenti, contro il Milan arriverà la batosta che tutti si aspettano e che non sorprenderebbe proprio nessuno: a quel punto non resterebbe che tornare a lavorare per le ultime tre sfide di campionato, limitarsi al ‘compitino’, salvarsi e sperare che tra un anno qualcosa possa essere radicalmente cambiato.