Torino: Pecci ricorda l'ultimo tricolore e 'punge' la società
A 37 anni dall'ultimo scudetto ha parlato oggi a Tuttosport uno dei protagonisti di quella cavalcata vincente del Torino del presidente Pianelli. Era il 16 maggio quando i granata vinsero il loro ultimo tricolore: 'È un po’ strano essere gli ultimi - ha ammesso Eraldo Pecci -. È strano perché ti senti un po’ come un personaggio mitologico, specie quando i papà ti indicano ai bambini, che non hanno idea di cosa significhi vedere il Toro vincere uno scudetto. Ed è come se non te lo meritassi: in fondo hai fatto solo il tuo lavoro'. E ancora: 'Ci è voluto del tempo prima che realizzassimo l’importanza di ciò che eravamo riusciti a fare, e non solo perché non eravamo certi del risultato della Juve. Le emozioni che arrivavano dalla curva ci travolgevano, l’affetto era enorme. Sì, ci è voluto un po’, ma poi abbiamo capito. Ed è stato stupendo'. Sulle prospettive future del Torino non c'è nulla di particolarmente buono però, secondo Pecci: 'Non ho la palla di cristallo, ma i segni premonitori per un nuovo scudetto al momento non ci sono. Il nostro gruppo non era speciale perché ha vinto, ma ha vinto perché era speciale. Purtroppo al momento non rivedo in campo questa caratteristica. Facciamo fatica dopo tantissimi anni a costruire uno stadio, il nostro stadio, il Fila, la nostra 'mamma' senza cui siamo orfani. E per fare quello ci vogliono solo dei mattoni: pensare che si possa vincere uno scudetto oggi e con questa società faccio fatica a crederlo'. L'ultima frecciata è ancora rivolta alla società: 'Pianelli era riuscito a portare il Torino ad una dignità che raramente si è vista negli ultimi trent’anni. Il segreto è sapere cos’è il Toro e amarlo, avere passione e fiuto, ci vogliono lavoro e investimenti. Ma bisogna partire ristrutturando la società. Di giocatori bravi in giro ce ne sono, basta saperli trovare. Adesso i nostri migliori giocatori non possono competere con quelli di Juventus e Milan'.