Tocca a Suso, ma la storia è contro di lui
SPESA FOLLE - Fatta eccezione per Umberto Soldati (difensore cresciuto calcisticamente in Italia, che vestì la maglia del Milan negli anni '20), il primo spagnolo in rossonero è José Mari. Cesare Maldini lo osserva a lungo, inducendo la dirigenza del Milan nel dicembre del 1999 a investire la bellezza di 38 miliardi di lire per prelevarlo dall'Atletico Madrid (quattro miliardi per l'attaccante, con un contratto di cinque stagioni). José Mari resta al Milan per due anni e mezzo, segnando appena 14 reti in 73 partite (cinque gol in Serie A, tre in Coppa Italia, sei nelle coppe internazionali): anche a causa di numerosi infortuni (prima la pubalgia, poi la caviglia), l'attaccante esterno incide davvero pochissimo, inducendo Galliani a cederlo a titolo definitivo al Villarreal nel luglio del 2003 (nel 2002/03 era rientrato all'Atletico Madrid in prestito). Prima dell'arrivo di Javi Moreno, il Milan accoglie un altro spagnolo nell'estate del 2000, con la firma quadriennale di Ivan Penaranda, attaccante cresciuto nel vivaio del Barcellona. Il classe '81 però non farà nemmeno una presenza ufficiale, scendendo in campo solo in un’amichevole contro il Luino, prima di dire addio a Milanello sei mesi dopo, accasandosi allo Sporting Gijon B.
LA LEZIONE NON E' SERVITA - Come se non bastasse il Milan decide di rischiare nuovamente, acquistando un altro spagnolo appena 18 mesi dopo l'arrivo di José Mari: parliamo di Javi Moreno, strappato ai baschi dell'Alaves per la bellezza di 32 miliardi di lire, con un ingaggio di cinque miliardi per tre stagioni. El Raton in rossonero fa peggio del suo connazionale, segnando appena due reti in campionato (entrambe contro il Venezia), tre in Coppa Uefa e due in Coppa Italia. Nell'estate del 2002 l'Atletico Madrid di Jesus Gil offre ben 25 miliardi per riaverlo (aveva già giocato nei colchoneros): Galliani non si fa pregare e lo cede immediatamente, consapevole di aver riparato nel miglior modo possibile alla spesa folle effettuata appena un anno prima (LEGGI QUI "CHE FINE HA FATTO").
UNA METEORA - Passano praticamente dieci anni prima di ritrovare uno spagnolo al Milan: nel mercato invernale del 2011 arriva dall'Espanyol Didac Vilá. In rossonero il terzino sinistro non lascerà traccia, anche se può vantarsi di essere l'unico spagnolo ad aver vinto un trofeo in rossonero: nei sei mesi al Milan infatti gioca titolare nell'ultima giornata di campionato (contro l'Udinese), nella stagione dell'ultimo Scudetto targato Massimiliano Allegri. Da allora Didac Vilà viene continuamente ceduto in prestito, prima all'Espanyol, poi al Betis Siviglia, infine all'Eibar: a giugno termina il suo contratto col Milan, che se ne libererà dopo ben quattro anni e mezzo. La storia di Adrià Carmona è molto simile: a differenza di Vilà, quest'ala sinistra non debutterà mai in rossonero, venendo ceduto al Girona praticamente gratis, dopo essere stato anche in prestito al Real Saragozza.
GLI ATTACCANTI NO! - La lezione non era servita: Galliani infatti si innamora di Bojan Krkic, che nell'estate del 2012 arriva al Milan quando ormai è solo un lontano parente della giovane promessa cresciuta nella Cantera del Barcellona. Dopo aver già fallito in Serie A con la Roma, il classe '90 gioca 27 partite nel Milan, con soli tre gol all'attivo: la dirigenza non ha dubbi e lo rispedisce al mittente senza alcun rimorso. Bojan precede l'arrivo di un altro attaccante, sbarcato a Malpensa la scorsa estate con grandissime aspettative: è Fernando Torres, colpo di mercato che si rivelerà presto essere un fallimento totale. Un solo gol, nel pareggio di Empoli, e qualche infortunio diplomatico, sono gli unici segni che l'ex Liverpool lascia in rossonero, prima di tornare al suo Atletico Madrid nella trattativa che porterà Cerci a Milanello.
PRIMO SEGNALE - Tutt'altro che negativa è stata sin qui la stagione di Diego Lopez al Milan, altro spagnolo arrivato in estate: l'ex portiere del Real Madrid, dopo un avvio stentato e qualche errore di troppo (il più clamoroso è quello commesso in occasione dell'autogol di De Sciglio, nel successo per 5-4 di Parma a inizio stagione), si è preso con grande autorità il posto da titolare tra i pali del Milan, distinguendosi per sicurezza ed esperienza. A novembre compirà 34 anni, ma Diego Lopez conta di chiudere in crescendo la carriera in rossonero, lì dove gli spagnoli hanno sempre fallito: proprio lui puo' essere il segnale di un cambio di tendenza, che sabato i tifosi del Milan sperano possa essere confermato dall'esordio in campionato di Suso. Galliani ha fatto di tutto per assicurarsi questo giovane esterno (classe '93) in anticipo (sarebbe arrivato ugualmente a luglio a parametro zero dal Liverpool, con cui era in scadenza), ora è giunta la sua occasione, per dimostrare di essere davvero un giocatore da Milan.
Davide Russo de Cerame