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    Tocca a Brocchi: tra 4-3-3 e DNA Milan

    Tocca a Brocchi: tra 4-3-3 e DNA Milan

    • Federico Albrizio
    La buona prestazione contro la Juventus non basta a Sinisa Mihajlovic: nella serata di oggi vertice ad Arcore tra Berlusconi, Galliani e Cristian Brocchi, il Milan ha scelto lui da subito per la panchina. Al di là della buona prova dopo il ritiro pesa la sconfitta, solo due punti nelle ultime cinque partite e così la decisione, via all'era Brocchi che può cambiare i rossoneri nelle ultime sei partite prima della finale di Coppa Italia: tra prove di 4-3-3 e gestione del gruppo ecco i segreti de prossimo allenatore del Milan.


    FANTASISTA E POSSESSO PALLA - Il modulo non è un must per Brocchi, eccezion fatta per difesa e centrocampo: rigorosamente linea a quattro dietro, mediana a tre con un regista puro davanti alla retroguardia, come ad esempio Locatelli ora in prima squadra. L'attacco può agire in due schieramenti differenti: a tre con due ali (preferibilmente a piede invertito) e una punta centrale, oppure con un trequartista alle spalle dei due centravanti; questa la disposizione utilizzata soprattutto in questa seconda parte di stagione grazie anche all'esplosione di Crociata. Il modulo è quello che stuzzica la fantasia di Berlusconi (4-3-1-2), affascinato anche dai due cardini del Brocchi-pensiero: mentalità offensiva e bel gioco, propro come chiede il presidente. Il tecnico è un cultore del possesso palla attivo, finalizzato alla costruizione di azioni pericolose e non al mero palleggio, ma soprattutto il gioco deve sempre partire da dietro e palla a terra: tutti, dal portiere, devono impostare con precisione e senza lanciare palla lunga, pena subire le urla furiose di Brocchi dalla panchina. Grande lavoro infine dedicato alla fase di spinta sulle fasce e soprattuto sull'apporto che possono dare i terzini: l'anno scorso era toccato a Calabria, quest'anno è Felicioli a fare da padrone sulla fascia sinistra.

    IL GRUPPO PRIMA DI TUTTO - Attenzione massima a ogni dettaglio, meno maniacale il controllo su alcuni aspetti extracalcistici come l'alimentazione a differenza del predecessore sulla panchina della Primavera Inzaghi, ci sono dei requisiti comportamentali minimi da mantenere ma quello che conta è quanto si fa sul campo e in allenamento. Se la gestione del singolo è importante ancor di più lo è quella del gruppo: essenziale la coesione dello spogliatoio, base indispensabile per costruire una squadra vincente. Lo testimonia il grande lavoro psicologico svolto nella prima parte della stagione per mediare la frattura generazionale tra i classe '97 e i '98, che a inizio anno stava pregiudicando notevolmente il rendimento sul campo. Fondamentale mantenere concentrazione e impegno ai massimi livelli quando chiamati in causa, anche per i giocatori meno utilizzati: spesso e volentieri i muri degli spogliatoi al centro sportivo Vismara hanno tremato quando Brocchi ha notato un calo in uno di questi due aspetti. Bastone e carota dunque: severità in caso di gravi mancanze nell'atteggiamento, ma nel complesso grande dialogo con i giocatori che lo seguono con grande entusiasmo e per lui hanno sempre e solo parole al miele. Nessuna paura di lanciare giocatori sotto età, proprio come fatto da Mihajlovic in prima squadra: la Primavera del Milan è una delle squadre italiane più giovani,, tanti i '98 impiegati, e poi brilla il nome di Alessandro Plizzari (classe '2000) tra i pali, chiamato a raccogliere l'eredità di Gigio. Il campo gli manca, basta vedere la grinta e come vive la partita, tensione massima, attento a segnalare ai giocatori qualsiasi minima imprecisione anche dopo i gol, le sue urla si sentono dal primo all'ultimo minuto: riesce a trasmettere grande carica, per ammissione di alcuni ragazzi che sono stati allenati da lui è come se fosse fisicamente a lottare in campo con la squadra. Un rossonero doc che cerca di inculcare nei suoi il DNA Milan, un uomo di campo che cerca la qualità nella giocata: così Brocchi ha stregato Berlusconi, ora aspetta la in prima squadra.

    Twitter: @Albri_Fede90

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