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    Timossi:  Zeman non si tocca!

    Timossi: Zeman non si tocca!

    Avevo deciso che non mi sarei più arrabbiato parlando di football. Niente, devo arrabbiarmi. Qualche ora fa ho ascoltato un tizio parlare ai microfoni di una emittente radiofonica che a me (e non solo) piace parecchio: Radio Sportiva. Per farla breve l’opinionista sosteneva alcune cose difficili da condividere. Primo: il Cagliari si è fatto suonare anche dal Chievo perché non può schierare la difesa a centrocampo. Secondo: al corso di Coverciano (dove anche il tizio si è diplomato) ti insegnerebbero a essere “malleabili”. Terzo: Zeman non è malleabile. Quindi Zeman “non può allenare in serie A” (e cito testualmente il quarto punto). Il tizio si chiama Bellotto, non ero certo del suo nome di battesimo, ho controllato su wikipedia e ho avuto la conferma: il suo nome di battesimo è Gianfranco. Chi è meno giovane lo ricorderà con le maglie di Ascoli e Sampdoria. Bellotto nella foto aveva due espressioni: con i baffi e senza i baffi, variazione del cappello e senza cappello del più duro Clint Eastwood.

    Francamente di Bellotto mi interessa poco. Come allenatore ha avuto il merito di salvare una grigia Sampdoria in serie BNon ce l’ho con lui (ammesso che a lui possa interessare qualcosa la mia opinione), ma ritengo che Zeman meriti più rispetto. Anzi, per me merita rispetto assoluto.  Partiamo dalla sua regola aurea: "Il risultato è casuale, la prestazione no".  Per me ha ragione, pensandoci non è una gran frase, ma la verità è che nessuno prima di lui l’aveva mai spiegato in modo così netto. Zeman è affilato come il suo profilo, non fa sconti, non cerca scorciatoie. Zeman non è malleabile, facciamocene una ragione. Nel calcio ha allenato almeno 25 squadre, si è seduto un po’ su tutte le panchine, non ha mai vinto nulla. Se fosse un film sarebbe probabilmente Good Bye Lenin, ma senza punto esclamativo: il boemo affascina, non stupisce, proprio perché è  sempre fedele a se stesso.

    E in questo Paese così malleabile da essere ormai un blob capace di scappare da tutte le parti, io mi aggrappo a Zeman e a quelli come lui. Volevano rottamarlo? Non ce l’hanno fatta, è ripartito da Cagliari, l’allenatore più anziano con una squadra di ragazzini. Per adesso non l’hanno fatto fuori, neppure dopo il ko contro il Chievo, quando al Cagliari è mancato il risultato, ma pure la prestazione. La sensazione è che ci proveranno, comunque: il calcio del giovane Inzaghi e  del “brillantato” Gasperini pare abbia bisogno di uomini più malleabili. Meglio malleabili che tipi come Cosmi o Malesani, giusto per fare i nomi di due tecnici che mi sono rimasti nel cuore.

    Zeman non ha fatto neppure scuola, gli è andata peggio di Galeone, estroso tecnico di un meraviglioso Pescara, che almeno può consolarsi con eredi come Allegri e Gasperini. Uno dei "suoi" Giovanni Stroppa si è dimostrato subito poco malleabile, dimettendosi (e dimettersi nel calcio pare una bestemmia) alla prima vera panchina, quella di Pescara.

    Bene, ora sarò un po’ meno arrabbiato? E invece no e mi viene in mente un altro non malleabile, uno che con l’allenatore del Cagliari pare abbia solo una cosa in comune: i lunghi silenzi. Non è malleabile Roberto Donadoni. Forse anche per questo continua ad allenare il Parma (con tutto il sincero rispetto che ho nei confronti del Parma) e non allenerà mai il Milan di Silvio Berlusconi. Niente, funziona così.

    E allora lunga vita a Zeman, almeno lasciateci lui e le sue frasi, le sua difesa a centrocampo, i suoi triangoli acuti. Zeman e i suoi film, ne hanno pure girati un paio sulla sua avventura calcistica. Bellotto ripassi al prossimo ciack, ma in fondo una cosa buona l’ha detta: "A Coverciano con gli schemi ti insegnano a essere malleabile". E la verità merita rispetto, anche quando non puoi condividerla. 


    Giampiero Timossi (giornalista de Il Secolo XIX)
     


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