Timossi: Questo è l'anno della Roma
La città non era mai sembrata tanto bella. Ode a Florenzi, versione seconda. Mercoledì sera l'ho fatto strano: ho deciso che avrei visto più tardi Roma-Barcellona, ho preso il glorioso motorino 125 che ho in uso e ho girato per le strade della città eterna. Inizio a scusarmi qui con i miei amici del bar di via Marmotata, Mario e Federica. Mi avevano invitato a vedere la partita da loro, non ci sono andato... Al Moonlight sono diventati il cuore pulsante di un interno quartiere e non un quartiere qualunque. Serata tra romani e romanisti, inglesi e romanisti, francesi e romanisti, australiani e romanisti, tutti assiepati davanti al muro di un palazzo dipinto di giallorosso, quello che un tempo era il Roma Club Testaccio e da qualche anno è diventato (purtroppo) uno di quei centri per le scommesse. Li ho visto e sentiti caricarsi quelli del pub, già alle cinque del pomeriggio. Grandi, ma io ho scelto il motorino e la partita versione notte profonda.
Confesso: mi sono sentito molto Nanni Moretti e un po' dentro uno di quei film di Woody Allen che mi piacciono tanto. Da Testaccio a piazza Navona, da Ponte Milvio all'Aventino, navigavo sulle mie due ruote, felice e leggero. Roma era immobile e così era anche più bella. Roma non avrebbe bisogno di andare di corsa, la velocità dovrebbe restare una disgraziata tendenza di altre città. Ora mi chiederete: ma a noi cosa può interessarci delle tue scorribande in motorino? Nulla, giusto. Però, nella grande bellezza di una città deserta, credo di aver afferrato anche un'altra cosa: questo sembra davvero l'anno della Roma.
Azzardo, sarà l'anno della Lupa. La città deserta fotografa la passione che sta accompagnando l'ultima avventura calcistica dei giallorossi. Le metropoli non si fermano così per caso, lo fanno per la nazionale ai mondiali, magari per un derby, ma non per la prima gara di Champions, anche se devi affrontare i campioni d'Europa del Barcellona. Roma lo ha fatto, tutti i romanisti allo stadio o davanti alla tv, quasi tutti i laziali davanti alla tv, magari, probabilmente, per tifare Barça. Io in motorino.
La partita l'ho vista dopo le 23, per strada già mi avevano detto del risultato e del bellissimo gol di Florenzi. Nessun problema, me li sono goduti comunque. Alessandro Cocco di Nonna ha fatto centro da 55 metri e 49 centimetri, roba che sapevano proporre solo Maradona o Beppe Mascara, l'acciuga di Caltagirone. Imprese così non riescono per caso, ma per passione.
Gol a parte Alessandro Florenzi è ormai l'animo nobile di questa Roma di romani,allenatori spagnoli e poi francesi, quattrini probabilmente americani.Ma Florenzi è anche l'immagine di un'Italia che cambia. A 23 anni, un campionato fa , rischiava di essere un talento perduto. Troppo generoso, sempre pronto a traslocare da un parte all'altra del campo, anche a sinistra, lui che è nato interno di centrocampo e che partendo dalla fascia destra della difesa sa di avere una progressione da purosangue. Invece adesso che la Roma multietnica pare aver sistemato tutti i tasselli e coperto al meglio ogni ruolo, ora che dalla parte opposta della retroguardia è arrivato il francese Digne, altro giovane di belle spreranze, Florenzi può davvero sorridere.
Un anno fa il mio amico Max Nerozzi, che scova notizia a sostegno delle opinioni che poi esprime, aveva sentenziato: «A Euro 2016 Florenzi sarà il terzino destro titolare dell'Italia di Conte». Ora molti possano fare la stessa previsione. E visto dopo questo primo giro di coppe, l'Europeo francese della prossima estate sembra avere strane prospettive e proporre sentieri ancora inesplorati. Per esempio non sono molti gli italiani scesi in campo in Europa League. Nessuno degli undici titolari del Napoli è nato in Italia; tre gli italiani schierati in avvio dalla Fiorentina dell'imbonitore portoghese Sousa; altrettanti i non stranieri partiti titolari nella Lazio. Non è necessariamente un problema, così vanno le cose. E se hai il cuore, i piedi e i polmoni di Florenzi, alla fine ti fai notare. Anche se sei nato a Roma il giorno 11 marzo 1991. Buonanotte.
Giampiero Timossi