Tik Tok: balletti, sketch e testimonianze di guerra
L’hashtag #Ukraine dal 20 febbraio al 3 marzo, è passato da 6,4 miliardi di views a 22,5 miliardi, divenendo quindi un’arma a cui si è appellato anche il premier ucraino Zelensky, chiedendo ai giovani russi di far sentire il proprio volere per un ‘cessate il fuoco’. Poco dopo questo appello, l’autorità russa Roskomnadzor chiese all’app di cessare l’inclusione di contenuti a carattere militare per i minori.
Sin dalla faccenda dell’attacco al Campidoglio a Washington, i social media, specie Tik Tok sono diventati terreno fertile per video di disinformazione e propaganda, rendendosi molto appetibili e cruciali per i conflitti, in quella guerra mediatica che fa da contorno al campo di battaglia. Chris Stokel-Walker, su Wired, parla di Tik Tok come di un media capace di catturare con immediatezza che non è eguagliabile su altre piattaforme, un tipo di piattaforma capace di modellare la percezione di come si sta svolgendo il conflitto. In quella che viene definita la prima guerra dei social, si sono visti adolescenti condividere gli arredamenti dei propri rifugi di salvezza o militari ballare a ritmo dei Nirvana, sperando che nel più breve tempo possibile si torni a condividere balletti e spensieratezza.