Tifosi razzisti, il presidente del Beitar Gerusalemme: 'Vendo il club agli arabi per la pace'
La squadra non ha ancora infranto il tabù di ingaggiare un calciatore arabo, nonostante a Gerusalemme rappresentino il 38% della popolazione. E fa i conti con una tifoseria radicale di ultrà razzisti, che ha scelto di chiamarsi La Familia: "Perché tutto deve restare in casa. Stanno svendendo i nostri principi per soldi. Vogliamo una squadra forte, ma non a ogni costo".
L'attuale presidente del Beitar, Moshè Hogeg ha dichiarato a La Repubblica: "La proposta rispecchia i valori per cui ho deciso di acquistare il club. Investire nel calcio, e in particolare nella squadra di Gerusalemme, città santa per noi e per loro, è il segnale più netto che c'è la volontà di una pace vera, dal basso. Ed è un passo critico nell'educazione delle nuove generazioni di tifosi. Abbiamo condotto un sondaggio tra il nostro pubblico e il 92% è a favore, è fantastico. Se andrà in porto, dovremo confrontarci con quell'8%, ma non ho dubbi che vinceremo: sono dei miseri razzisti oscurantisti, che utilizzano slogan irrazionali come 'Beitar pura per sempre'. Avevo stampato sulle maglie dei giocatori la scritta 'Amerai il tuo prossimo come te stesso', la frase più importante dell'ebraismo e qui c'è chi l'ha infangata. Ho querelato per diffamazione i tifosi estremisti".