Redazione Calciomercato
Thiago Motta e Allegri non c'entrano, il vero deficit della Juventus è un mercato che non convince. L'Inter è favorita
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Poco più di 24 ore al primo atto della grande sfida tra Inter e Juventus. Una partita che, al netto della storica e ormai consolidata rivalità tra le due squadre, rischia di essere alla nona giornata di questo campionato il primo vero snodo per Simone Inzaghi e Thiago Motta. Il primo ha già perso uno scontro diretto ad inizio stagione - un derby contro il Milan in cui i nerazzurri sono mancati per larghi tratti della partita - il secondo è reduce dal primo ko della sua gestione - ma in Champions League, contro lo Stoccarda - che ha tuttavia minato pesantemente alcune delle certezze che in casa bianconera si stavano lentamente consolidando. Come spesso accade - visto che nessuna delle due formazioni attraversa, per diversi motivi, un momento psico-fisico esaltante - fare un pronostico secco risulta complicato, ma io ci voglio provare ugualmente. E dico che l’Inter appare favorita e di non poco nei confronti della Juve.
La mia valutazione nasce da una considerazione di base, figlia di quanto il campo ci abbia raccontato da agosto ad oggi. Si è spesso dibattuto, anche su calciomercato.com, sul confronto a distanza tra Thiago Motta e Massimiliano Allegri, sul loro modo di interpretare il calcio e su come le loro squadre cercassero e cerchino di arrivare al risultato. Io preferirei spostare la discussione su un altro fronte e analizzare le due rose, quella dell’ultima Juventus dell’allenatore livornese e quella messa a disposizione dell’attuale tecnico bianconero. Un parallelismo che, è bene precisarlo, risente della serie importante di inconvenienti ed infortuni in cui è incappata la Juventus in questa prima parte di stagione. Nella quale il possibile motore del centrocampo, Koopmeiners, non è ancora riuscito a trovare una condizionale ottimale, prima a causa di una preparazione pesantemente incompleta e viziata dalle noti vicissitudini estive di mercato, poi dall’infortunio alla costola che lo ha fermato proprio quando stava iniziando a carburare. Ma anche alla voce “attaccanti esterni” Motta ha riscontrato parecchie problematiche, considerando che a turno Weah, Francisco Conceiçao e Nico Gonzalez si sono fermati per i rispettivi guai fisici. Insomma, non è semplice dare un giudizio esaustivo e del tutto credibile di gran parte dei volti nuovi della Juve versione 2024/2025. Eppure, la sensazione destata dal rendimento sottotono di molti di loro è che non tutta la pianificazione dei mesi passati stia trovando un’adeguata rispondenza sul campo.
Douglas Luiz, Kephren Thuram e Teun Koopmeiners: insieme sono costati qualcosa come 95 milioni di euro, senza tenere conto dei possibili bonus e degli ingaggi corrisposti ai calciatori. Ad oggi, si può serenamente affermare che il presunto salto di qualità rispetto alla linea a tre composta da McKennie, Locatelli e Rabiot non si sia ancora materializzato. L’americano continua ad essere un perno anche per Thiago Motta e, per ragioni molteplici, i tre nuovi arrivati stanno faticando ad imporsi. Il reparto più deficitario, soprattutto in termini di qualità e di proposta, non risulta dunque migliorato e anche in altre zone del campo le lacune rimangono parecchie.
Cristiano Giuntoli ha scelto, di comune intesa con l’allenatore, di non acquistare un attaccante più affidabile sotto l’aspetto fisico di Milik per avere un’alternativa credibile a Dusan Vlahovic. Con Kean ceduto alla Fiorentina e i ripetuti problemi fisici del polacco, il numero 9 bianconero le sta giocando tutte e da qui a gennaio non sarà semplice gestire le energie, considerando la lunga lista di impegni tra campionato e Champions League. Sulle corsie esterne, partiti Chiesa, Soulé ed Iling-Junior, si è puntato su giocatori di gamba e di talento come Francisco Conceiçao e Nico Gonzalez, oltre al promettente Adzic. Il loro contributo in termini di creatività, di gol e assist si è ammirato solo parzialmente: un gol in campionato, uno più un assist in Champions per il portoghese, un gol e un assist in coppa pure per l’argentino. Un po’ poco, per il momento. La Juventus, che nelle precedenti tre stagioni ha mostrato una certa difficoltà a risultare efficace in zona gol, imputando grandi responsabilità alla tattica troppo conservativa di Allegri, resta anche oggi un enigma che Motta non ha risolto.
Il calcio è fatto di momenti e nulla toglie che nei prossimi mesi tutti i nuovi acquisti carburino e la qualità complessiva della manovra bianconera ne risulti profondamente migliorata. Ma la Juventus che si presenta domenica a San Siro, contro un’Inter incerottata e un po’ col fiatone, non appare oggi più forte di quanto non lo fosse quella di Allegri. E perdere a Milano, dopo la dura lezione subita in settimana per mano dello Stoccarda, rischia di produrre conseguenze non indifferenti sul morale del gruppo, in un momento nel quale continuare a credere nel progetto e nutrirsi di ottimismo è fondamentale. Per questi motivi e alla luce delle maggiori certezze offerte dall’Inter, la squadra di Inzaghi resta la grande favorita. Anche per la vittoria del primo atto stagionale del derby d’Italia.
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La mia valutazione nasce da una considerazione di base, figlia di quanto il campo ci abbia raccontato da agosto ad oggi. Si è spesso dibattuto, anche su calciomercato.com, sul confronto a distanza tra Thiago Motta e Massimiliano Allegri, sul loro modo di interpretare il calcio e su come le loro squadre cercassero e cerchino di arrivare al risultato. Io preferirei spostare la discussione su un altro fronte e analizzare le due rose, quella dell’ultima Juventus dell’allenatore livornese e quella messa a disposizione dell’attuale tecnico bianconero. Un parallelismo che, è bene precisarlo, risente della serie importante di inconvenienti ed infortuni in cui è incappata la Juventus in questa prima parte di stagione. Nella quale il possibile motore del centrocampo, Koopmeiners, non è ancora riuscito a trovare una condizionale ottimale, prima a causa di una preparazione pesantemente incompleta e viziata dalle noti vicissitudini estive di mercato, poi dall’infortunio alla costola che lo ha fermato proprio quando stava iniziando a carburare. Ma anche alla voce “attaccanti esterni” Motta ha riscontrato parecchie problematiche, considerando che a turno Weah, Francisco Conceiçao e Nico Gonzalez si sono fermati per i rispettivi guai fisici. Insomma, non è semplice dare un giudizio esaustivo e del tutto credibile di gran parte dei volti nuovi della Juve versione 2024/2025. Eppure, la sensazione destata dal rendimento sottotono di molti di loro è che non tutta la pianificazione dei mesi passati stia trovando un’adeguata rispondenza sul campo.
Douglas Luiz, Kephren Thuram e Teun Koopmeiners: insieme sono costati qualcosa come 95 milioni di euro, senza tenere conto dei possibili bonus e degli ingaggi corrisposti ai calciatori. Ad oggi, si può serenamente affermare che il presunto salto di qualità rispetto alla linea a tre composta da McKennie, Locatelli e Rabiot non si sia ancora materializzato. L’americano continua ad essere un perno anche per Thiago Motta e, per ragioni molteplici, i tre nuovi arrivati stanno faticando ad imporsi. Il reparto più deficitario, soprattutto in termini di qualità e di proposta, non risulta dunque migliorato e anche in altre zone del campo le lacune rimangono parecchie.
Cristiano Giuntoli ha scelto, di comune intesa con l’allenatore, di non acquistare un attaccante più affidabile sotto l’aspetto fisico di Milik per avere un’alternativa credibile a Dusan Vlahovic. Con Kean ceduto alla Fiorentina e i ripetuti problemi fisici del polacco, il numero 9 bianconero le sta giocando tutte e da qui a gennaio non sarà semplice gestire le energie, considerando la lunga lista di impegni tra campionato e Champions League. Sulle corsie esterne, partiti Chiesa, Soulé ed Iling-Junior, si è puntato su giocatori di gamba e di talento come Francisco Conceiçao e Nico Gonzalez, oltre al promettente Adzic. Il loro contributo in termini di creatività, di gol e assist si è ammirato solo parzialmente: un gol in campionato, uno più un assist in Champions per il portoghese, un gol e un assist in coppa pure per l’argentino. Un po’ poco, per il momento. La Juventus, che nelle precedenti tre stagioni ha mostrato una certa difficoltà a risultare efficace in zona gol, imputando grandi responsabilità alla tattica troppo conservativa di Allegri, resta anche oggi un enigma che Motta non ha risolto.
Il calcio è fatto di momenti e nulla toglie che nei prossimi mesi tutti i nuovi acquisti carburino e la qualità complessiva della manovra bianconera ne risulti profondamente migliorata. Ma la Juventus che si presenta domenica a San Siro, contro un’Inter incerottata e un po’ col fiatone, non appare oggi più forte di quanto non lo fosse quella di Allegri. E perdere a Milano, dopo la dura lezione subita in settimana per mano dello Stoccarda, rischia di produrre conseguenze non indifferenti sul morale del gruppo, in un momento nel quale continuare a credere nel progetto e nutrirsi di ottimismo è fondamentale. Per questi motivi e alla luce delle maggiori certezze offerte dall’Inter, la squadra di Inzaghi resta la grande favorita. Anche per la vittoria del primo atto stagionale del derby d’Italia.
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