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Terza panchina nelle ultime quattro, ma ancora decisivo: e se Leao fosse l'uomo degli ultimi 30' col Feyenoord?
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Attaccare in maniera “scriteriata” sin dall'inizio per sbloccarle e pareggiare in tempi rapidi lo 0-1 di Rotterdam e magari inseguire il secondo gol per poi gestire il risultato – e agire principalmente di rimessa – o fare un primo tempo attento, senza troppi svolazzi, per poi provare ad accelerare nel secondo? E' un po' questo il dilemma che accompagnerà il Milan e Sergio Conceiçao fino alle ore precedenti alla partita che vale una stagione – e il proseguimento del percorso in Champions League – contro il Feyenoord di martedì prossimo. Il turn-over contro il Verona ha voluto essere evidentemente propedeutico alla gara della prossima settimana, quando le scelte in panchina si ridurranno drasticamente – Sottil, Jimenez e il recuperato Bondo non sono in lista Uefa – e avere in condizioni migliori giocatori come Pulisic e Leao sarà essenziale. Eppure, la scelta di Conceiçao di rinunciare anche questa volta al numero 10 dal primo minuto e quello che ha prodotto (l'assist per il gol di Gimenez) potrebbe suggerire soluzioni diverse rispetto alle attese.
IBRA BLINDA TUTTI, COMPRESO CONCEICAO
Rafa Leao era rimasto a guardare per i primi 45' anche nel precedente turno di campionato contro l'Empoli, un'altra gara che per metà i rossoneri hanno faticato ad indirizzare dalla propria parte, trovando successivamente nei cambi le risorse per venirne fuori. In quel caso il classe '99 sbloccò il risultato con un colpo di testa su cross di Pulisic (anche lui partito fuori) e tenne impegnata la difesa toscana con le sue consuete. La gestione contro l'Hellas ha avuto un impatto meno dirompente – prima dell'azione in tandem con Jimenez per far saltare i meccanismi difensivi di Zanetti non si era visto molto – ma è la conferma che in questo momento Conceiçao immagina un Milan anche senza Leao. Un Milan certamente meno imprevedibile ma al tempo stesso meno dipendente dalle lune e dalle intuizioni del suo calciatore, sulla carta, più forte. Tre panchine nelle ultime quattro ufficiali è un messaggio per aiutare Rafa a tirare fuori quel potenziale inespresso che emerge solo a sprazzi, ma anche un'indicazione di come i rossoneri possano pensare di dare una direzione alle gare pensando di poter ricorrere ad un'arma significativa anche da subentrante.
PERCHE' CONCEICAO NON HA PARLATO DOPO IL VERONA
Sono i fatti a parlare e, da quando il successore di Fonseca si è seduto sulla panchina del Milan, sono state molte di più le volte nelle quali Leao è stato risolutivo entrando a partita in corso. Fu così nella finale di Supercoppa Italiana contro l'Inter, è stato così contro Empoli e Verona. Nelle sei volte in cui è partito dall'inizio, il numero 10 ha faticato molto di più a dare continuità alle proprie prestazioni nell'arco dei 90' o in una sequenza di match: pochi guizzi isolati, contro Como in campionato e Girona in Champions League, poi le solite prove con tanti passaggi a vuoto e atteggiamenti caratteriali e in fase difensiva sui quali lo stesso Conceiçao ha puntato il dito a più riprese. Per arrivare al punto: e se Leao partisse dalla panchina anche nella serata che può indirizzare un'intera stagione? Con Pulisic a sinistra e Musah a destra, per non far perdere equilibri ad un 4-4-2 che nella sua versione osé a Rotterdam ha mostrato tutte le proprie pecche.
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Rafa Leao era rimasto a guardare per i primi 45' anche nel precedente turno di campionato contro l'Empoli, un'altra gara che per metà i rossoneri hanno faticato ad indirizzare dalla propria parte, trovando successivamente nei cambi le risorse per venirne fuori. In quel caso il classe '99 sbloccò il risultato con un colpo di testa su cross di Pulisic (anche lui partito fuori) e tenne impegnata la difesa toscana con le sue consuete. La gestione contro l'Hellas ha avuto un impatto meno dirompente – prima dell'azione in tandem con Jimenez per far saltare i meccanismi difensivi di Zanetti non si era visto molto – ma è la conferma che in questo momento Conceiçao immagina un Milan anche senza Leao. Un Milan certamente meno imprevedibile ma al tempo stesso meno dipendente dalle lune e dalle intuizioni del suo calciatore, sulla carta, più forte. Tre panchine nelle ultime quattro ufficiali è un messaggio per aiutare Rafa a tirare fuori quel potenziale inespresso che emerge solo a sprazzi, ma anche un'indicazione di come i rossoneri possano pensare di dare una direzione alle gare pensando di poter ricorrere ad un'arma significativa anche da subentrante.
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Sono i fatti a parlare e, da quando il successore di Fonseca si è seduto sulla panchina del Milan, sono state molte di più le volte nelle quali Leao è stato risolutivo entrando a partita in corso. Fu così nella finale di Supercoppa Italiana contro l'Inter, è stato così contro Empoli e Verona. Nelle sei volte in cui è partito dall'inizio, il numero 10 ha faticato molto di più a dare continuità alle proprie prestazioni nell'arco dei 90' o in una sequenza di match: pochi guizzi isolati, contro Como in campionato e Girona in Champions League, poi le solite prove con tanti passaggi a vuoto e atteggiamenti caratteriali e in fase difensiva sui quali lo stesso Conceiçao ha puntato il dito a più riprese. Per arrivare al punto: e se Leao partisse dalla panchina anche nella serata che può indirizzare un'intera stagione? Con Pulisic a sinistra e Musah a destra, per non far perdere equilibri ad un 4-4-2 che nella sua versione osé a Rotterdam ha mostrato tutte le proprie pecche.
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Giocatore assieme a Theo che non sai mai come iniziano le partite, difficile dire cosa debba fare...