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    Tebas prova ancora la strada della Minilega

    Tebas prova ancora la strada della Minilega

    • Pippo Russo
      Pippo Russo
    Riproporre lo schema che lo ha portato al successo. Javier Tebas Medrano, presidente della Liga spagnola, è un uomo che non lascia da parte nessuna delle leve utili a accrescere il potere personale. Anzi, se necessario ne appronta di nuove per rafforzare il proprio peso sul calcio internazionale.

    L'ultima è di recentissima invenzione: un'associazione dei club europei medio-piccoli che faccia da contraltare all'European Club Association (ECA). Il nuovo organismo si chiama Unione Europea dei Club (UEC) e dopo un breve lavoro preparatorio è stato lanciato ufficialmente nei giorni scorsi. Stando a quanto affermato via Twitter da Ben Jacobs, ben informato giornalista della CBS, Tebas non è il fondatore dell'UEC ma ne è certamente il principale sostenitore. E ci sta che ne sia anche l'ispiratore, conoscendo lo stile e la brama di potere del personaggio.

    Come detto, l'UEC è l'associazione che pretende di dar voce ai club che non hanno voce. Il suo sito ufficiale presenta in home page un dato che è il manifesto dell'associazione: il 92% dei 1.567 club professionistici europei non è sufficientemente rappresentato negli organismi che dettano le linee di sviluppo del calcio. Dunque si tratta di un soggetto che nasce per intercettare un bisogno di democratizzazione del calcio. Intenti più che lodevoli, che però rischiano di scontrarsi con una contraddizione e con un precedente che inviterebbe a riflettere. E entrambe le cose – la contraddizione e il precedente – rimandano a Tebas, cioè la figura che a torto o a ragione viene identificata con questa operazione.

    Tebas è infatti uno fra i principali promotori in Europa di un'idea di calcio che col calcio democratico e del popolo ha nulla da spartire. Certo, è nemico della Superlega. Ma la avversa soltanto perché è un progetto che sfugge al suo controllo. La realtà dice anche del suo rapporto con l'italo-americano Charles Stillitano, l'inventore dell'International Football Cup organizzata ogni estate (fino a prima che la pandemia facesse saltare gli equilibri) da un soggetto denominato Relevent Sports. Dalla collaborazione fra Tebas e Stillitano è nata l'idea di far disputare negli Usa, a Miami, una gara della Liga. Era gennaio 2019 e qualora il progetto fosse andato a realizzazione si sarebbe trattato del primo caso in assoluto di una partita ufficiale di campionato che si disputasse fuori dal paese del campionato stesso. A fermare l'iniziativa fu la federcalcio spagnola (RFEF), anche dietro spinta delle due tifoserie che si vedevano scippare una gara. Ma decisivo fu anche il passo indietro del Barcellona. Da allora, su questo tema, Tebas si è chiuso nel mutismo ma non ha mai smesso pensare che prima o poi la mossa potrebbe essere ritentata.

    Per quanto riguarda il precedente, va ricordato che Tebas ha iniziato la propria scalata al potere calcistico spagnolo come leader di un gruppo denominato G30. Se ne parlò a suo tempo su Calciomercato.com e si spiegò che quel gruppo era l'associazione delle società medio-piccole della prima e seconda divisione spagnola, nata con l'intento di far pesare maggiormente il loro ruolo rispetto ai grandi club. Il solo effetto di quel G30 fu di portare a una definitiva affermazione del ruolo di Tebas come leader dirigenziale nel mondo del calcio spagnolo. E adesso, a un decennio di distanza, la mossa viene replicata con l'invenzione dell'UEC.

    @pippoevai

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