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    Svolta in ambito medico: la FDA approva l’Aduhelm, il nuovo farmaco contro l’Alzheimer

    Svolta in ambito medico: la FDA approva l’Aduhelm, il nuovo farmaco contro l’Alzheimer

    • Giulia Troncarelli
      Giulia Troncarelli
    Dopo circa 20 anni di sperimentazione è stato approvato, dalla Food and Drugs Administration statunitense (Fda) l'utilizzo dell'Aduhelm, un farmaco contro la sindrome di Alzheimer.

    In Italia, il progressivo invecchiamento della popolazione fa aumentare i casi di insorgenza della patologia: infatti sono circa 600.000 le persone malate di Alzheimer, con 80mila nuovi casi ogni anno.

    L’Alzheimer è una malattia degenerativa neurologica che conduce progressivamente il malato ad uno stato di totale dipendenza, creando quindi una situazione molto complessa e difficile per la famiglia che lo deve assistere.

    Ad oggi le cause della malattia sono ancora poco conosciute ma si rileva un'origine multifattoriale collegata alla genetica, all’ambiente e allo stato di vita. A tal proposito, la scoperta di un possibile farmaco che ne ridurrebbe il decorso apre le porte ad una nuova speranza.

    Il farmaco, sviluppato dall'azienda farmaceutica Biogen, è una molecola che dovrebbe contrastare la formazione delle placche amiloidi nel cervello che provocano la progressiva degenerazione del sistema nervoso con perdita di memoria e delle funzioni cognitive nel paziente. La terapia consisterebbe in un un’iniezione al mese per via endovenosa che contribuirebbe a rallentare il declino cognitivo di coloro che si trovano allo stadio iniziale della malattia. 

    Ma in termini di cautela la sua approvazione sembrerebbe dividere la comunità scientifica: secondo gli esperti infatti, non ci sono prove sufficienti che dimostrino la completa efficacia dell’anticorpo monoclonale (Aduhelm) dal momento in cui i risultati della prima fase di sperimentazione sono stati giudicati incompleti. Però alcuni pazienti che hanno partecipato alla sperimentazione, riferiscono  di avere avuto buoni miglioramenti delle proprie condizioni.

    Come spiega all'Agenzia giornalistica italiana (Agi) Paolo Maria Rossini, direttore del Dipartimento di neuroscienze-neuroriabilitazione dell'Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (Ircss) al San Raffaele di Roma, la limitazione del medicinale riguarda la possibilità di utilizzo solo nei pazienti in cui è presente la beta-amiloide, il recettore bersaglio della terapia, pertanto il 30% dei pazienti non risulterebbe adatto a ricevere il farmaco. In Italia per la somministrazione del medicinale servirà il via libera dell'Agenzia europea per i medicinali (EMA) e poi dell'Agenzia del farmaco (AIFA).

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