SuperMario e FantAntonio: la rivoluzione di Cesare che cambierà l'Italia
Il futuro ct ha iniziato a pianificare la gestione, Cabrini osservatore.
Italia: è già cominciata l'era Prandelli.
Resteranno Buffon, De Rossi, Pirlo e Iaquinta: dentro Giuseppe Rossi e Cassano, duello Gila-Pazzini.
(Gazzetta dello Sport)
Il ct sarà Prandelli: diverso da Lippi per età, metodi e filosofia. Meno ingombrante, piace a tutti ma non ha mai vinto.
Non solo Balotelli: la rivoluzione che cambierà l'Italia.
L'attaccante dell'Inter è l'emblema di una squadra multietnica. Tormentone Cassano: a gennaio lo voleva a Firenze, il suo talento rientra nei piani.
Sigillata una generazione di fenomeni, e un orrendo Mondiale con lei, bisognerà arruolarne in fretta un’altra, perché già a settembre s’affacciano le qualificazioni all’Europeo 2012. Addestrarla, toccherà a Cesare Prandelli, designato successore alla cattedra di Marcello Lippi già prima dell’avventura sudafricana. Più che di evoluzione, spira aria di rivoluzione. Oltre a un tecnico differente, con le sue idee e i suoi metodi, Prandelli è un uomo diverso: per età, formazione, storia e, quindi, filosofia. Di certo, senza le stellette del vincente, come invece aveva Lippi, ma con la fame e le capacità per diventarlo. Perché fin qui Prandelli ha fatto giocare bene squadre, ha costruito giovani, sperimentato tracce di gioco, manipolato moduli, tutto insomma, tranne una cosa: vincere. Dovrà riuscirsi in azzurro, o almeno andarci vicino. Ci proverà da subito, praticamente, perché anche senza date certe, sembra che la Federcalcio voglia dargli i gradi del comando a giorni: presentandolo forse già all’inizio della prossima settimana. Il menù prevedeva l’investitura intorno alle metà di luglio, ma quando ancora c’erano ambizioni Mondiali: ora non paiono esserci ragioni per attendere.
Date a Cesare quel che è di Cesare. Comandando lui, significherà una Nazionale strutturalmente diversa da quella di Lippi. Pure per oggettivi dati di fatto: «Gente come Totti e Del Piero adesso non c’è», osservava Buffon. Ci sarà un robusto ricambio generazionale allora, salvando solo qualche superstite dell’ultima Nazionale. Dunque, ci saranno diverse nuove entrate nelle convocazioni del ct, a partite dall’amichevole dell’11 agosto, primo test dell’Era Prandelli. Già pronto il titolo da copertina: Mario Balotelli, emblema di una squadra che potrà diventare multietnica, che a Prandelli è sempre piaciuto, e che più volte aveva cercato di far acchiappare alla dirigenza della Fiorentina. Spalancare le porte a SuperMario non significa però instaurare il regime da ricreazione permanente a Coverciano, anzi. Anche Cesare ha il suo codice del gruppo, mica solo Lippi. Chi sgarra, in castigo, perenne. Per informazioni chiedere a Giampaolo Pazzini, spedito in esilio ai tempo viola, per quel «bastardo» gridato in diretta tv. L’altro protagonista atteso è un altro emarginato dall’ex ct, Antonio Cassano. Non a caso FantAntonio, a gennaio, stava per andare in prestito alla Fiorentina, prima che tutto saltasse all’ultima notte di mercato. Prandelli l’avrebbe voluto per la sua pattuglia di mezze punte.
Depliant strategico. Dal punto di vista tattico, Prandelli si aggira tra un 4-2-3-1 e un 4-3-3 con tendenze piuttosto offensive. Il numero dieci puro è praticamente abolito, o riconvertito alla causa, però almeno due dei tre centrocampisti devono saper proporre gioco. Piedi buoni cercasi, insieme a esterni difensivi con licenza di assaltare. Oltre ai due bravi ragazzi, Mario e Antonio, Prandelli ha altre idee per la testa. Giovani, preferibilmente. Dall’esordiente Adriano a un giovanissimo Mutu, il nuovo ct ha già notevoli collaudi con gente difficile. Tra gli altri nomi pure quelli di De Silvestri e Santon, anche se i diretti interessati dovranno darsi una mossa. Palombo e De Rossi dovrebbero confermarsi certezze del centrocampo, insieme a quel Montolivo che proprio l’ex tecnico viola ha trasformato da trequartista in centrocampista completo, da piazzare davanti alla difesa. Ma pure da rianimare, perché nel naufragio sudafricano c’era anche lui.
Dovrà cambiare anche Prandelli, perché banalmente dal viola all’azzurro gli orari di lavoro saranno diversi. Non la casa, la stessa, visto che l’allenatore resterà a vivere sulle colline sopra piazzale Michelangelo: vista sull’Arno, i soliti amici e i ristoranti in San Frediano. Avrà fidati colleghi d’officina: lo stesso staff viola, con Gabriele Pin vice, Giambattista Venturati e Renzo Casellato preparatori atletici. S’aspetta molto la Figc, e mica solo dal punto di vista tecnico: Prandelli, nei piani della Federcalcio, è uomo meglio abbinabile ai programmi e alle iniziative federali. Detto brutalmente, meno ingombrante di Lippi, le cui iniziative non sempre viaggiarono a fianco di Abete, nonostante le smentite: dal festival di Sanremo ai tempi dell’addio. Uno che piace un po’ a tutti, molto trasversale, uno cui affidare la rifondazione e, perché no, la catalizzazione di un consenso popolare ultimamente diradato. Prandelli ha seguito i Mondiali da Zanzibar, dov’era andato a metà giugno con la figlia Carolina, per visitare un asilo dedicato alla memoria della moglie Manuela. Non s’aspettava di tornare così presto.