Juve 'Più forti dopo scommessopoli'
A caldo, subito dopo il partitone di Parma, s’è visto un Leonardo Bonucci soddisfatto, carico, goduto. Che davanti alle telecamere ha sfogato di getto l’adrenalina frutto d’una rimonta perentoria, netta, disarmante rimediata dalla Juventus contro il Cagliari e contro l’arbitro Damato . «Una Juventus da record, appunto, una Juventus che è tornata. Abbiamo vissuto un grandissimo anno, di stimolo per migliorarci ulteriormente». A mente più fredda, invece, lontano dagli obiettivi, il difensore bianconero ha accettato di spostare l’attenzione anche su se stesso, in maniera specifica, analizzando un anno che dal punto di vista personale resterà indelebilmente scolpito nella memoria a causa di tutta una serie di vicissitudini extracalcistiche che avrebbero potuto compromettere una carriera, quantomeno “incasinarla”. Ma che invece hanno contribuito a fortificare una personalità, a forgiare un carattere ancor più combattivo. Colpisce il fatto che Bonucci non voglia neppure nominare la parola Scommessopoli: lui parla di «la vicenda a cui alludiamo».
Tuttavia l’azzurro non si nasconde e non si trincera dietro un banalissimo “è acqua passata” di circostanza, anzi spiega: «Una conclusione d’anno speciale e ricca di significati, per me? Beh, non è stata un’annata semplicissima... Posso dire che io conosco le mie potenzialità e sicuramente la vicenda a cui alludiamo mi ha dato qualcosa di più a livello umano. Io sono sempre stato consapevole della mia innocenza e alla fine la giustizia sportiva me ne ha dato atto. Ma posso dire che alla fine ho avuto modo di capire di chi mi devo fidare e di chi invece no. Inoltre ho capito quali sono i miei valori».
SVOLTA All’insegna, insomma, del noto adagio per cui ciò che non ammazza fortifica. Concetto emerso in maniera netta nel caso di Antonio Conte , concetto emerso in maniera netta nel caso di Bonucci. Al tecnico era andata peggio, per carità: quattro lunghi, interminabili mesi di lontananza forzata dalla panchina e dal campo, nelle gare ufficiali. Pure il difensore, però, ha passato delle brutte settimane in estate: prima le voci, poi le accuse, infine il rischio d’una squalifica che sembrava probabile e imminente. Tanto che pure dal mercato giungevano segnali affatto rassicuranti: la Juventus cerca un difensore, uno forte ( Bruno Alves , Salvatore Bocchetti ), in modo da non farsi trovare impreparata nel caso in cui dovesse rinunciare a Bonucci... E invece no, proprio quando sogni e speranze sembravano sgretolarsi malamente, è iniziata la rinascita: tanto per cominciare i primi attestati di stima e vicinanza da parte dei tifosi, della società e dei compagni. Con gesti anche particolarmente simbolici, come la consegna della fascia da capitano in occasione dell’amichevole d’inizio agosto, a Ginevra, contro il Benfica. Avanti così, allora, a suon di assoluzioni, applausi, prestazioni maiuscole.
Successi, vittorie, record. In un gruppo sempre più coeso, amalgamato alla grande da Conte. Come ha dimostrato, appunto, una volta di più, la partita contro il Cagliari. Ed ecco, al proposito, un’altra chicca in stile più intimista, roba da dietro le quinte: «Il segreto della vittoria? Il modo
in cui Conte ci ha parlato negli spogliatoi: a differenza del solito è stato abbastanza tranquillo, ci ha detto le cose in maniera diversa e questo è stato fondamentale per farci tornare in campo in modo così determinato. In una squadra l’allenatore è una parte determinante, il nostro in questo senso è veramente un valore aggiunto». Però attenzione, il rituale del discorso pre-partita fatto da uno dei giocatori non è cessato: «Affatto! Il rituale continua: è un’abitudine che ha il mister e che noi abbiamo accettato volentieri. E’ un buon modo per responsabilizzarci e darci carica».SEMPRE PIU’ IN ALTO Fin qui, però, siamo al passato. Figurarsi se Bonucci possa esser tipo da accontentarsi e sentirsi appagato. Lui pensa al futuro, ad un 2013 che si riveli trionfale su più fronti. Anche e soprattutto in Champions. Peraltro l’urna sembra essere stata benevola. Sembra... «Sulla carta possiamo essere avvantaggiati, ma andare
a giocare lì dove il Barcellona ha perso non è facile. E’ presto per dire se sia l’anno buono o no: sarà l’anno buono se vinceremo tutte le partite e arriveremo in fondo». Al fine di raggiungere l’obiettivo, la società sembra orientata ad intervenire di nuovo sul mercato. Qualcuno in attacco, qualcuno in difesa. Bonucci non si sbilancia più di tanto, spiega che «per me stiamo bene così, siamo un bel gruppo: poi se manca qualcosa saranno la società e il mister a deciderlo». Tuttavia è disposto a spendere buone parole su Bocchetti e Federico Peluso , che figurano (atalantino in primis) nel novero dei papabili per rimpolpare il reparto arretrato bianconero: «Sono due bravissimi ragazzi, due persone stupende. Entrambi farebbero soltanto il bene della Juventus». E Bonucci - che peraltro non s’era fatto troppi scrupoli al momento di rispondere a muso duro ad Antonio Cassano («Ma quali soldatini, noi siamo professionisti!») - parla a ragion veduta visto che ha avuto modo di conoscere sia Bocchetti sia Peluso in Nazionale. Domandone finale, per chiudere: baratterebbe lo scudetto per la Champions? «No, io voglio vincere tutt’e due!»
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