Suning stregato da Sabatini, il perdente di successo: zero titoli, commissioni top
Per il suo vecchio amico (o ex?) Franco Baldini, Walter Sabatini è un filosofo. Poi i due devono avere seguito dottrine diverse, perché alla Roma sono diventati incompatibili: uno se n'è andato a Londra ed è tornato a contare in società nel momento in cui l'altro ha mollato. Capita. Di sicuro è originale la frase con cui lo stesso Sabatini si è presentato all'interno del mondo Inter, là dove Suning lo ha voluto come coordinatore dell'area tecnica: "Sono qui per vincere". Originale, già, visto che il nostro - in un quarto di secolo da dirigente - non ha mai vinto nulla, né un campionato (qualsiasi, mica parliamo di scudetto), né una qualsivoglia coppetta.
Dovunque è andato, Sabatini ha portato giovani interessanti e alcuni di loro sono diventati campioni, che ha rivenduto a peso d'oro: l'elenco è davvero lunghissimo. Per questo lo chiamano il re delle plusvalenze, per questo piaceva a Pallotta. Poi è vero che ha preso anche delle topiche colossali - i trenta milioni pagati per Iturbe e i diciassette sborsati per Gerson, tanto per fare due esempi - ma quelle gli amici cercano di dimenticarle. Un po' come la squalifica per cinque anni, con proposta di radiazione, che gli piovve addosso nel 2000 per questioni legate - guarda un po' - alla gestione di giovani calciatori (e quando la radiazione gli arrivò davvero, tre anni dopo, contestò i tempi ed ebbe ragione: radiazione cancellata, rimase la squalifica).
A Roma, sponda giallorossa, ne sono inizialmente rimasti affascinati, poi gli hanno dato del laziale (e anche peggio) quando la Roma perse lo storico derby che valeva la conquista della Coppa Italia, nel 2013. La Gazzetta dello Sport, un anno fa, mise in evidenza la quantità di commissioni pagate dal suo club ai procuratori: 52 milioni in 4 stagioni, primato inattaccabile in serie A. , la sua giustificazione tecnica.
Oggi Sabatini, con le sue inseparabili sigarette, plana nel fantastico (e ricchissimo) mondo dell'Inter cinese. Per uno che ha lavorato con Gaucci, Zamparini e Lotito, affrontare Zhang Jindong è una passeggiata. E stavolta, magari, riesce anche a vincere qualcosa. Prima o poi deve pur succedere, no?
@steagresti