Striscioni sull'Heysel e offese a Facchetti
di FABRIZIO BOCCA
Credo che il calcio giocato, intendo proprio quello dei calciatori, di chi lo pratica a tutti livelli, da quelli dilettantistici fino alle grandi star, sia molto migliore dell’ambiente che lo circonda. Mi è capitato di vedere allo stadio Roma-Milan e in tv Inter-Juventus, sono state partite dure, piene di tensione e di attese, cariche di emozioni, indubbiamente stressanti, anche con interventi degli arbitri più o meno condivisibili, però ho visto i calciatori alla fine stringersi la mano. E accettare cio’ che il campo ha detto. E’ stata una scena che mi è piaciuta moltissimo, e che conferma ancora una volta che l’atleta – salvo ovviamente le solite eccezioni – ha un suo codice genetico che in qualche modo lo preserva dai veleni del calcio stesso.
Diversamente la cornice del calcio può essere spesso becera e mortificante. A San Siro le tifoserie, sia pure in piccola parte, si sono scambiatie insulti e striscioni vergognosi. Da una parte si è rievocato l’Heysel con uno striscione da far accapponare la pelle e che non riporto qui per pudore – digitate “Heysel” in Google e lo scoprirete in un attimo – e dall’altra si è risposto con buu razzisti a Maicon e insulti alla memoria di Facchetti. E anche qui potete fare lo stessa operazione di ricerca. Sono fatti talmente frequenti che ormai vengono scarsamente riportati dai giornali o dai media in genere, non colpiscono più l’attenzione di chi è allo stadio. Sono purtroppo diventati una consuetudine cui non si fa nemmeno troppa attenzione, addirittura annoiano. E non scandalizzano più. Se ne trova traccia solo in internet dove il confronto tra tifosi esasperati è diretto e senza mediazione. Con una particolarità però, ognuno denuncia la vergogna degli altri, e mai quella del proprio fronte: gli juventini rinfacciano agli interisti lo striscione sull’Heysel, gli interisti rinfacciano agli juventini i buu a Maicon e l’affronto alla memoria di Facchetti. E via così. Giustamente si sottolinea che chi ha messo quello striscione non sapeva che almeno un paio dei 39 morti dell’Heysel erano interisti (Mario Ronchi e Tarcisio Salvi): poteva capitare a quei tempi che tifosi di altre squadre andassero a vedere una grandissima finale, anche di un club rivale all’estero. Era normale, fino ad allora. E purtroppo da quel giorno in poi sarebbe cambiato tutto.
Nel calcio continua a sussistere un fortissimo fattore di inciviltà, che gli impedisce di elevarsi. Un buon calcio, dice sempre Arrigo Sacchi, nasce e cresce in un ambiente positivo e con i giusti riferimenti culturali. Che da noi spesso mancano. E del resto se la Sampdoria viene aggredita e insultata addirittura all’aeroporto di Genova, per aver perso una partita, è evidente il degrado. Contro cui stiamo combattendo – spesso con scarsissimi risultati devo purtroppo ammettere – da decine di anni.